28 FABIO SEVERO Il consiglio municipale (curia decurionum), mentre erano duumviri Ispano Lentulo con Spurio Nepote, e su proposta di Lucio Calpurnio (poco dopo il 150 e forse più tardi), decretò in onore di Fabio Severo una statua equestre in bronzo dorato nella parte più frequentata del Foro. Nel Lapidario capitolino (sul colle di San Giusto) si conserva ancora la base del monumento (fig. 10), che fu tenuta per secoli prima nel portico di una chiesa e poi nella piazza comunale. Su un fianco una lunga e celeberrima iscrizione riporta il decreto dei consiglieri e la sua motivazione in forma di verbale. Questo documento pertanto, oltre a essere uno dei più insigni esempi dell’epigrafia romana, costituisce in realtà il più antico atto dell’archivio municipale. Il merito principale di Fabio Severo fu l’aver ottenuto, con caelestibus litteris dell’imperatore Antonino Pio (o di Antoninus Au-gustus Pius, che, secondo lo Sticotti, sarebbe Caracalla), che quelli tra i Carni e i Càtali del territorio, che si fossero distinti per censo e per meriti, ottenessero la piena cittadinanza romana e potessero entrare nel consiglio dei decurioni. Si ebbe così un allargamento della classe, a cui incombevano tutti gli oneri pubblici, e un ingrandimento del municipio. Mirabile l’elogio riportato nell’iscrizione, dove è forse riprodotto il discorso di L. Calpurnio. « Molti benefizi già prima Fabio Severo aveva arrecato al nostro municipio, tale essendo sino dalla sua prima età, che cresceva in dignità e in valentìa d'oratore per ingrandire la patria sua, per la quale molte e magnifiche cause pubbliche, senza alcuna spesa dell’erario nostro, presso l’ottimo principe Antonino Pio aveva propugnate, trattate, vinte ». Aggiunge l’elogio che Fabio Severo di « giorno in giorno vinceva sè stesso nel fare il bene e nel difendere la patria sua». Il decreto volle ricordare con gratitudine anche il padre dell’ottimo cittadino, il vecchio Fabio Vero, sia perché partecipava al governo della città « con cura infaticabile », sia perché aveva procreato e formato talem et nobis et imperio civem, un tale uomo alla città e all’impero di Roma-.