NUOVI PATTI COL VESCOVO regione, mentre era distratta dall’Istria. Così nel 1294, scoppiata una guerra tra due potenti friulani, Giovanni di Zuccola e Artuico di Castello, il Comune triestino prese le parti del primo e gli mandò duecento fanti in aiuto. Questi arrestarono l’Artuico a Faedis. Nel 1295 di nuovo reggimento di consoli, senza podestà: tenevano il governo Sardio Mostelli, Valesio di Enriverico e Sardio dell’Argento. I quali, rappresentati dal sindaco Matteo Baiardo, tolsero al vescovo anche le ultime velleità e gli ultimi pretesti delle sue ambizioni. Gli tolsero ogni giudicatura, anche quella del sangue, e gli imposero di rinunziare a ogni diritto che credesse avere; lo avvertirono però che di tali diritti il Comune e il popolo ignoravano l’esistenza e che non credevano e non ricordavano che ci fossero comunque. Per ottenere la rinunzia contrattarono col vescovo, oppresso anche lui dagli usurai e impoverito. E egli, per duecento marche di moneta aquileiese o triestina, cedette tutto, riservandosi la solita muda, la partecipazione alla zecca, le decime e i suoi feudi. Nello stesso anno (probabilmente per contraccolpo di quanto era avvenuto nel 1293 a Venezia) furono riservate a plebei, forse arricchiti nelle ultime guerre o distinti per servigi resi nelle armi, alcune cariche comunali inferiori e, per la durata deH’ufficio, fu a loro concesso di partecipare al Consiglio. Dopo s’alternarono ancora consoli e podestà: nel 1298 apparisce a regime di podestà Nicolò di Francesco Marino. Con questi fatti si chiude la storia di un secolo, che è quasi tutto un dramma, sia per le lotte interne che si combatterono in nome del Comune, sia per le lotte esterne che furono sostenute con insigne esempio di costanza, ma altresì con spirito d’avventura, per affermare l’indipendenza, per allargare il campo politico della citta e per tentare di trar vantaggio commerciale e politico dagli avvenimenti che davano nuova forma al Veneto e alla Giulia.