198 CONTESE COL VESCOVO Nel fondo del loro golfo, legati al Patriarcato dagli interessi economici, dal vincolo feudale dei loro vescovi e dalle richieste che il Patriarca avanzava col diploma del 1082, legati a Venezia dal vassallaggio del vinculum fidelitatis, in realtà senza un vero signore e isolati, i Triestini dovevano attendere sempre con ansia lo sviluppo degli avvenimenti. Se Venezia vinceva Padova, avrebbe fatto saggiare la sua potenza; se il Patriarca vinceva, il vescovo avrebbe trovato soccorsi decisivi. Venezia, nel 1304, chiuse favorevolmente la vertenza coi Padovani e Trieste risentì il contraccolpo di quella vittoria: ai podestà padovani seguirono due veneziani, che furono — tra il 1304 e il 1305 — due di ca’ Ouirini, Giovanni prima (quello della Ca’ Grande che aveva combattuto contro Padova?) e Pietro dopo. Nel 1305-1306 riprese podestà padovano, che si chiamò Anselmino; ma nel 1306 ebbe di nuovo podestà veneziano, Marin Badoer. La successione serrata di podestà veneziani, come in tempi successivi di podestà friulani, è l’indice d’una necessità o d’una volontà politica, risponde a determinate situazioni di fatto o subite o cercate dai Triestini, non mai al caso. Come c’erano ordini patriarcheschi ai comuni istriani di non scegliere podestà veneziani, così c’era talvolta l’invito 0 l’ordine dei Veneziani di sceglierli dalla loro parte. Sicché Trieste una volta sceglieva volentieri, un’altra obbediva, pronta a esimersi da tale obbedienza se l’utile lo chiedesse o il caso la favorisse. Le case dei Quirini e dei Badoer erano di parte guelfa, ma nemiche del doge Gradenigo, ostili a lui anche per la riforma del Maggior Consiglio. Furono scelti per tale motivo i podestà da quelle case? Forse. Certo però, venuti ad regimen, comesi diceva, si trovarono essi, guelfi, a dover difendere il Comune dalle pretese del vescovo Pedrazzani. Nel 1305 il Comune offrì a questi la restituzione del castello di Moccò, avuto in affitto nel 1295. Il podestà Giovanni Ouirini e i giudici Matteo Baiardo, Andrea Baroni e Giovanni Ottoboni, misero una condizione preliminare: il vescovo dichiarasse che riconosceva appieno le alienazioni di diritto fatte dal vescovo Toppo. 11 Pedrazzani recalcitrò. Furono delegati a trattare con lui Marco Ranfo e Ottobono Ottoboni. 11 vescovo cedette infine e segnò l’accordo. Però, nel 1306, riprese l’atteggiamento ostile e per affermare il suo potere temporale o, meglio, il suo desiderio di recuperarlo, coniò una moneta in cui le sue armi erano