COSPIRAZIONI DEL PARTITO VENETO 379 nel resto del loro territorio, i Triestini vendemmiarono avanti tempo, alla fine d’agosto, sicché il vino, fatto con uve verdi, inacidì e fu grandissimo danno della città. L’invasione facilmente s’ebbe causa i contrabbandi del sale, poiché le autorità triestine, forti del diretto appoggio imperiale, avranno cercato di sottrarre i cittadini alle capitolazioni rinnovate nel 1463. Anche il ducato di Ferrara, in quell’intorno, tentava violare gli obblighi che aveva per le saline di Comacchio e ch’erano simili a quelli sottoscritti dai Triestini. Nel 1473 i rapporti coi Veneziani s’aggravarono. Si direbbe che gl’imperiali cercassero i diversivi per allontanare l’attenzione dei Triestini dal loro miserando stato. Per suggestione del vecchio e irrequieto vescovo Goppo, il quale adorava l’imperatore più che Dio e odiava i Veneziani più che il peccato, fu compiuta una mossa offensiva, occupando improvvisamente il castello di San Servolo, da cui i Veneziani sopravvedevano il movimento delle saline di Zaule e i confini. La Repubblica rispose energicamente, dando ordine a Vettor Pasqualigo di fare i preparativi militari per riprendere la rocca e alle fuste del mare di chiudere il porto triestino ai commerci.„Truppe venete si accamparono presso la città, facendole danni cotidiani, finché essa perdette San Servolo, espugnato dal Pasqualigo, e si acconciò a pagare i danni e a astenersi da ogni violenza. Rovina del vino e del sale, rovina dei principali prodotti della città, provocazioni inutili, conflitti disastrosi e, dentro, un governo straniero, dispòtico, oppressante anche per il suo carattere eccezionale e per la qualità degli uomini che lo tenevano: a che punto sarebbe giunta la tristezza di queste condizioni? Calcata dall’infierito regime, acciaccata dalle lotte coi Veneziani, guastata nei suoi interessi, la città era géne-^ ralmente ostile al dominio austriaco. Dentro le mura si cospirava per Venezia: dal porto si guardava verso San Marco. Nel giugno del 1473, in mezzo al conflitto, corsero molte notizie sulla disposizione dei Triestini favorevoli a Venezia. Girolamo da Mula proponeva al Senato che, per non perdere forse qualche buona occasione, s’incaricasse il Pasqualigo di provare con prudenza se quelle voci fossero vere e di accettare la città, qualora volesse e potesse darsi alla Serenissima. Il Senato respinse la proposta. Ma nuove dimostrazioni s’avevano poi della congiura triestina. Emissari triestini avevano fatto pratiche col Pasqualigo,