i88 ALTRE OPERE D’ARTE DEL XIII SECOLO la sconfitta dei Veneziani. Stilisticamente potrebbe essere più antico di questa data. Allo stesso anno dovrebbe appartenere un altro prezioso oggetto della cattedrale: l’urna d’argento, che contiene le reliquie di san Giusto e che sarebbe stata fatta, ci sembra, nella medesima occasione del velo (fig. 46). Anch’essa, per ragioni stilistiche, sarebbe suscettibile d’una datazione più antica. Le pareti della cassetta sono decorate con due liste sovrapposte in lamina d’argento, contenenti fregi correnti di viticci di tipo spiccatamente romanico: i lati minori hanno una croce nel mezzo. Al xiii secolo spetta egualmente un crocefisso processionale conservato nel tesoro del duomo (fig. 47). È di legno, coperto, nella parte anteriore, di lamine d’argento. Il Cristo, fatto a sbalzo di lamine d’argento dorato è raffigurato morto, col capo reclinato, coperto alla cintola di un grembiale: i piedi sono incrociati sopra un rialzo, dove si vede anche un teschio. Nel braccio sinistro è il busto della Madonna, molto guasto: nel destro, anche più guasto, quello di san Giovanni. Nel braccio superiore stanno due strane figurazioni del sole e della luna, sovrapposte e separate da una fascia scritta: sol et luna laudani deum. La mezza figura di sopra, con le gote gonfie e col corpo arrotondato anche dal mantello, forse è il sole: quella di sotto, nimbata come l’altra e reggente con le mani sul petto un disco di pasta vitrea bruna (simbolo della luce oscurata?) la luna. È rara, se non unica anche l’iconografia degli astri che esaltano Dio, mentre di solito sono personificati in atteggiamenti di pianto. Sotto la luna, è un’altra fascia iscritta: ne pereat mundus configitur in cruce Cristus morte sua culpam tergens quarn contulit Adam. Paleografia e stile attribuiscono, come fu già riconosciuto, questo crocifisso al xiii secolo: sembra più presto alla seconda che alla prima età. La leggenda vuole che sia stato trovato in mare. Fu venerato specialmente dalla fradaia del Sacramento, fondata nel 1213, e apparteneva alla « Compagnia dei disciplinanti » della stessa confraternita, che vestivano di lino bianco. Ancora oggi è portato nelle processioni da un membro di quella confraternita. Il duomo conserva nel suo tesoro anche la cosidetta « alabarda », il ferro battuto che la leggenda vuole fatto cadere da san Sergio a Trieste la notte che soffrì il martirio in Asia (fig. 48). Il « segno della lancia