Il nido dell’“Aquila’' 127 la loro maschia volontà anziché sgomentarla, cosi come erano rimasti eccitati dalla visione del Kanchenjunga scintillante fra le nubi e dall’oscuro fantasma del Sant’Elia ingigantito dalla rifrazione dietro gli abeti di Punta Mamby. - Dalla baia dell’Awento si diressero a Capo Nord imbarcati sul “Lofoten”. ATronfjord rimasero nauseati dall’insopportabile tanfo di putrefazione che emanava dalle carcasse di balene abbandonate lungo la costa. Il 13 luglio trasbordarono sul vapore “Haakan Adelsten” fino a Vardó, quindi sul piroscafo russo “ Lomonosof ’ ’ diretto ad Arcangelo, e si distrassero dalla monotonia della navigazione studiando alcuni particolari della progettata impresa. « A Pietroburgo andremo a vedere certe navi rompighiaccio usate dal governo russo sul Baltico. Se una di esse potesse aprirci la strada nel ghiaccio per un mezzo grado o una quarantina di miglia, sarebbe per un quindicesimo semplificato il nostro lavoro ». « Il Duca è rivenuto anche nella mia antica primitiva idea di aiutarci con dei palloni di piccole dimensioni. Ora egli fa sua l’idea ed io generosamente gliela abbandono. Purché serva, e se servisse sarebbe il maggior coefficiente di riuscita. Con essi si potrebbe rendere minimo il peso della slitta e dopo un mese, quando, cominciando a sgonfiare, avessero perduta la loro efficacia ascensionale, sarebbero già quasi inutili, perché col consumo dei viveri la slitta si troverebbe di molto alleggerita ». Quando il “Lomonosof’ ’ entrò nel Mar Bianco, a bordo fu iniziata la revisione dei passaporti con il rigore speciale della polizia zarista in tempi di continui attentati terroristici. Venuto il turno di Cagni, accadde un piccolo incidente a lieto fine che egli raccontò divertito : « Mi hanno fatto un mucchio di difficoltà perché mancava la mia età. Mi sono fatto dare la penna e l’ho aggiunta. Per un simile atto hanno fatto, sia il capitano che il secondo, una faccia cosi stralunata da farmi scoppiare dal ridere. E la mia ilarità ha finito per comunicarsi a loro. Si sono convinti che non avevo commesso un reato cosi grave come credevano. Alla frontiera russa sono rigorosissimi ed i passaporti e le identificazioni dei passeggeri formano l’incubo dei capitani mercantili chiamati responsabili delle sostitu-