IL CAPITANO DEL POPOLO 155 Ernusto: sarebbe, secondo gli accordi del 1253, il presidente del collegio dei giudici, che doveva giudicare secondo gli statuti cittadini. La Signoria triestina svolse la sua vita interna di pari passo con le altre città italiane. Anch’essa parve dover vivere la terza fase del governo comunale. Nel 1262, sia perché i corpi d’armi e d’arti avevano avuto la prevalenza, sia per altre ragioni politiche o sociali oggi sconosciute, furono aboliti e i rettori e il podestà e fu istituita, in opposizione al vecchio tipo di governo comunale e in seguito a un rivolgimento, la carica di Capitano del popolo. Uno di fuori, un ghibellino, fu il primo e l’unico Capitano del popolo triestino, cioè Mainardo dei conti di Gorizia. Gli fu conferito l’ufficio, a paga, per la durata di otto anni. Fu scelto Mainardo perché avversario del Patriarca e del vescovo? Più facilmente perché straniero e potente, atto dunque a incutere maggior timore agli avversari della parte vincente. La quale pare tuttavia non sia rimasta arbitra del Comune nemmeno gli otto anni previsti per Mainardo. Si ritornò presto ai consoli e al podestà. Secondo una notizia inedita di Kandler, nel 1265 sarebbe stato podestà a Trieste Marco Corner di Venezia. Anche per l’anno 1269 è attestata la presenza di podestà. Mancano gli elementi per narrare le origini e lo sviluppo delle singole istituzioni della piccola, nervosa e travagliata Signoria triestina. I documenti sono avari o ingannatori. Così gli Statuti, nell’edizione del 1318 o 1319, portano in prima pagina un’iscrizione che li dice opera del 1150, fatta nel gennaio di quest’anno, quand’era podestà il conte Enrico di Gorizia. Questa data fu generalmente dichiarata falsa: la storia ricorda un Enrico conte di Gorizia citato nel 1149 e morto nell’aprile del 1150, non dice però che fosse podestà di Trieste. La data è inverosimile per la sua antichità, ancorché sembri altrettanto inverosimile una falsificazione così puerile sul testo più sacro che avesse il Comune. I primi statuti di Venezia sono del 1180. Capodistria li aveva prima del 1239. Per Trieste non possiamo fare nessuna ipotesi, rimanendo inesplicabile la data precisa ( « 10 gennaio 1150 ») messa così, un bel giorno e senza ambagi, sul frontespizio del libro, che tanta gente diversa vedeva e controllava continuamente. Che si tratti di un errore del trascrittore e che la data vera sia stata 1250? Il patto