VESCOVO E GASTALDO 135 nominato dal vescovo: esso era una carica elettiva, quantunque il suo nome possa far credere a un funzionario imposto. Nel Veneziano, come nota anche il Besta, il gastaldo capocomune era talvolta nominato dal Doge, tal’altra dal Doge d’accordo col popolo, tal’altra ancora (es. a Chioggia, 1049 e a Loreo, 1094) dal popolo solo. Vediamo a Isola d’Istria, ancora nel 1220, il comune eleggersi liberamente un gastaldo contro la volontà del signore feudale da cui dipendeva. Si può dare per certo che il gastaldo di Trieste dovesse chiedere la conferma o essere persona grata al vescovo. Tutta la storia del medioevo e anche quella dei Comuni si fonda sulla base della legittimità e ogni autorità costituita cerca la sua legittimazione nell’approvazione o dell’impero o della Chiesa. A Trieste il vescovo rappresentava quell’autorità imperiale e reale, che nessuno si sognava di abbattere o di rinnegare. Ma una cosa appare chiaramente dal documento triestino del 1139, come da altri istriani: il gastaldo non vi rappresenta mai e per nessun verso l’autorità superiore di fronte ai cittadini, né gli interessi del vescovo, ma unicamente il popolo, la città, il Comune, i liberi cittadini di fronte a tutti, insieme ai giudici, del cui collegio fa parte. Questo è un fatto fondamentale. Nel documento del 1139 il vescovo comparisce puramente come arbitro scelto dalle due parti: non è punto supremo giurisdicente, perché allora il conte di Duino non avrebbe dovuto riconoscere il suo giudizio,. il vescovo essendo incompetente a suo riguardo e per ragioni territoriali e per altre politiche. Attori della causa sono due signorie autonome: il conte di Duino e il Comune di Trieste. Questo dimostra non solo la sua compiuta individualità, ma anche la saldezza e però l’antichità della sua costituzione. Il documento parla di un territorium et possessio comu-nitatis Ter pestine civitatis e afferma che, se qualcuno aveva dei beni di qua da Sistiana, li aveva dalla città di Trieste (a civitare T. habet), dalla comunità che difendeva i suoi possessi territoriali. I confini citati (« la carrara che va dalla parte di Sistiana verso Longera ») sono quegli stessi che delimiteranno il Comune nel xiv secolo. Ripaldo non è, dunque, funzionario del vescovo, né d’altra autorità superiore; è chiamato esplicitamente gastatdio civitatis Tergestine, gastaldo della città di Trieste; è procurator comunitatis e agisce prò comuni de Tergeste, per il comune di Trieste, con formula identica a