154 NUOVI RAPPORTI TRA VESCOVO E COMUNE ai due soli canonici Ermanno di Udine e Enrico di Bernardo, che avevano votato contro Arlongo, il diritto di eleggere un altro vescovo: questi, alla loro volta, cedettero il loro diritto a un preposito friulano, che nominò vescovo il cividalese Guarnerio de Cucagna, altro amico del Patriarca, ma canonicamente eleggibile. Però il capitolo triestino non ne volle sapere di questo vescovo; accadde anzi che lo stesso Guarnerio opponesse una ricusazione. Sicché si ritornò all’elezione di Arlongo (1255). E quest’Arlongo, che sembra essere stato un politicante e un maneggione, riprese le liti col Comune. Lo aiutava certo il Patriarca Gregorio. Nel 1256 questi aveva ripreso il dominio sui conti di Duino e aveva aumentato il suo prestigio temporale. Il Comune, per evitare noie e litigi maggiori o per far cessare quelli che c’erano, venne a un nuovo compromesso, che salvava le forme per il vescovo, ma lasciava tutta la sostanza alla città. Vale a dire, il Comune non rinunziò nessuna delle conquiste fatte. Accettò soltanto, nel 1257, che il vescovo investisse con vincolo feudale i suoi rappresentanti, che furono i consoli Natale Albori e Andrea Ranfo, dei diritti che avevano comperato dal vescovo precedente. Circa due secoli dopo Venezia, per troncare le liti e per salvare la mera forma inutile, accetterà di essere vassalla dellTmpero per alcune provincie conquistate in terraferma, di cui manteneva il possesso effettivo. Così anche alla gente che aveva il potere nella città rimase l’uso effettivo di tutte le immunità già strappate al vescovo. Ci deve essere stata però una riduzione del diritto di zecca a danno del Comune, perché i quattro conii del tempo di Arlongo hanno da una parte la sua effìgie e il suo nome e dall’altra, bensì il nome della città, ma nessuno dei simboli comunali: vi appare, invece la colomba dello Spirito Santo nell’uno, nell’altro l’agnello mistico, nel terzo la luna e il sole, nel quarto un fiore a stella. Quanto tempo si tollerasse quella formalità, non sappiamo. Beghe col vescovo s’aprirono tosto, perché egli pretendeva delle decime che il Comune rifiutava. Se Ireneo ha tramandato fedelmente, come crediamo, il testò di un documento trovato ai suoi tempi, Arlongo sarebbe il primo vescovo che si sìa arrogato il titolo di « conte di Trieste ». Nel 1257 ci si presenta da capo un gastaldo triestino, di nome