43» OGGETTI D’ARTE INDUSTRIALE subito dopo. Hanno tutti le stesse marche d’autore e di controllo: uno ne ha una in più, composta da una C seguita da una croce, d’autore ignoto come le altre, che sembrano però veneziane. Talvolta c’è sembrato che le teste e i busti propriamente detti mostrassero due tecniche diverse e che le teste fossero più antiche, ma i busti derivassero da un restauro, compiuto come rifacimento, in tempo relativamente recente. Le brutte basi, su cui sono posti, sono moderne. Frammento d’eccellente oreficeria gotica italiana è il così detto reliquiario di san Giusto, sconciato nel 1700, quando, sulla base antica, fu posta una specie di piramide barocca (fig. 105). La parte conservata è tuttora preziosa. Da una larga base a contorno di otto lobi s’eleva il tabernacoletto, che formava il nodello 0 sostegno del reliquiario: esso ha otto baldacchini d’architettura ad archi acuti, poggiati su altrettanti cubi aggettanti. Tutti i lobi della base, le faccie dei cubi e il fondo dei baldacchini sono ornati con smalti translucidi di bellissimo pregio. Gli otto medaglioni della base contengono imagini di sante vergini: nelle nicchie si vede Vecce homo con la Madonna, san Giovanni e alcuni apostoli: nei cubetti la figura è incisa nell’argento su fondo di smalto azzurro. Il reliquiario, opera di tipo veneziano, uscì dalla mano dell’orafo alla fine del xv secolo o, tutt’al più, al principio del xvi. Un altro reliquiario, detto di san Filippo Neri, è formato da un moderno cuore d’argento, con teca di vetro, poggiato su una base di calice gotico quattrocentesco, ornato nel nodello di finte gemme colorate. Esso ci rammenta, che Lucia de’ Montecchi lasciava, nel 1450, dieci ducati per un calice da regalare a San Giusto, Lucia de Giuliani allo stesso scopo una somma molto minore nel 1487 e Giovanni Wassermann ben venti ducati « da foggiarsi in calice » nel 1491. Per chiudere l’elenco degli oggetti d’arte decorativa del Quattro-cento, ricordiamo un piviale di damasco giallo conservato nella sacrestia di San Giusto. La stola è ornata di bei ricami policromi e variati, con iscrizioni, ricamate anch’esse, quali: te deum laudamus, salve regina, maris stella, Jhesus Maria, e altre. Oggetto di qualche rarità, stilisticamente si direbbe appartenere alla prima metà del xv secolo.