LE « SCUOLE » E LA POLITICA DEL LAVORO 397 I cittadini delle arti erano sempre distribuiti nelle scuole o fradaie, le quali, sotto il nome religioso, conservavano il carattere di organizzazioni professionali. Abbiamo notizia, ad esempio, che la scuola della Madonna del Mare fosse composta di agricoltori. Quella di san Nicolò — del ceto marittimo, a cui era affidata la chiesa omonima — aveva diritto di esigere delle contribuzioni da tutta la gente di mare per ogni barca e per ogni viaggio: teneva squero e fissava il minimo di paga per i calafati e per gli altri artieri del ceto. Forse le era affidato già nel secolo xv il servizio postale per mare, com’è documentato per il xvi secolo. Le arti denominavano anche le vie: c’era la calegaria in Riborgo e c’era la croxada degli operai (Crosada). II Consiglio teneva sempre sotto severo controllo le arti e interveniva anche, con decisioni dirimenti e con l’imposizione di contratti collettivi, nei conflitti fra datori di lavoro e lavoratori. Nel 1420, ad es., la scarsità della mano d’opera agricola produsse un esorbitante e dannoso rialzo dei salari' Presa posizione, il Comune deliberò che gli zappatori non potessero avere più • di soldi dieci al giorno e i potatori non più di otto, con la sola spesa del pane in più: senza il pane, questi avessero dieci soldi e quattordici gli altri. L’anno 1465 il padre Giovanni Soffia riformò la scuola di Santa Maria in san Francesco, che era la confraterna dei nobili, stabilendo che non potesse contare più di quaranta fratelli delle case, che allora la for- fig. 94: san Sergio, in legno, xv-xvksecolo (al Museo di villa Basevi)