XIV PREFAZIONE unico autore e consultore sino ai nostri giorni, è venuta quella falsa storia triestina, che ha agghiacciato il cuore di due generazioni di patriotti, che ha offerto tanta materia ai denigratori dell’italianità triestina e che ha spinto Ruggero Fauro a incominciare il suo bellissimo libro con blasfèmiche parole (« Trieste non ha storia ») e a rinnegare ogni unità morale tra la nuova e l’antica città. Per buona fortuna, il Kandler, uomo di stupefacente attività, ci ha lasciato i volumi del suo monumentale Codice diplomatico istriano e questo, sebbene scorretto e antiquato, è sempre la più ampia base dei nostri studi istoriali. In più, dal 1848 al 1864, egli ha pubblicato alcune utilissime raccolte di documenti triestini, nonché il testo degli Statuti del 1318-1319, rendendosi più d’ogni altro benemerito. Ottime e di notevole vantaggio per gli studi sono parimenti le aggiunte da lui fatte all’edizione dello Scussa, pubblicata nel 1863. Sono queste ancora le migliori fonti, mentre da allora pochissime carte sono state edite. Abbondanti notizie si trovano nella serie di documenti (testo 0 regesto) pubblicati negli Atti e memorie di Parenzo: poco, troppo poco nell’Archeografo triestino. Bisogna tuttora, con cautela e con riserva, ritornare al Kandler. Il quale ha profuso abbondanti materiali anche nelle sette annate dell 'Istria (1846-1852). Contemporanea a lui è la storia tedesca del Lòwenthal, fatta sullo stampo ireneiano e in servizio dell’Austria: ha qualche documento del Settecento e informazioni della prima metà dell’Ottocento. Incominciarono a lavorare dottamente e con idealità opposte a quelle del Kandler, il Dellagiacoma e Carlo Buttazzoni, ma furono presto impediti di continuare la loro eccellente opera, il primo dalla i. r. polizia, il secondo dalla morte. Il Buttazzoni aveva iniziato la pubblicazione dei documenti spettanti alla ribellione del 1468: dopo cinquantun anni essa, troncata a metà dalla morte dell’autore, attende sempre la continuazione.