RELAZIONI DI TRIESTE COL FRIULI per le strade dei feudatari friulani e rendevano la città mercato o porto di transito per il Friuli, probabili gelosie con Capodistria, che troppo s’ingrandiva nel golfo triestino, forse malcontento per la soluzione del conflitto del 1254, fors’anche — l’ipotesi è lecita — la speranza di attirare verso di sè sempre più vivamente i commerci del Friuli, avevano a poco a poco, con un processo silenzioso ma sensibile, rivolto la città verso la pianura giuliana, le avevano dato quasi il carattere di una sua pertinenza. Era il principio di una mutazione compiuta poi nel xiv secolo, quando Trieste, che geografia e tradizioni millenarie designavano istriana, fu considerata città friulana nel senso più pieno. Per queste ragioni, quando, nel 1275, il Patriarcato fu portato in guerra con Venezia, Trieste a poco a poco venne tratta nel turbine come alleata del Friuli. Ne uscì coi massimi danni. Nell’anno predetto il Patriarca Raimondo della Torre comandò alle città istriane di ricusare il giuramento di fedeltà ai Veneziani e di riservarlo a lui solo. Trieste non obbedì né allora, né nel 1278, quando la ribellione antiveneziana di Capodistria poteva spingerla a imitarne l’esempio. È poco probabile che l’imitasse l’anno seguente, quando l’armi e la forza di Venezia ebbero mostrato quanto potevano, piegando Capodistria all’obbedienza. Una nota delle memorie capitolari dice che il 12 luglio 1279 i Veneziani rccesserunt cum suo exercitu de Tergesto: si tratta di una erronea trasposizione di date. Trieste non s’era ribellata, né i Veneziani vi avevano truppe. Ma, senza dubbio, la città si era divisa in due parti, quella che teneva all’antico ordine e quella che favoriva i disegni dei Friulani. La seconda si concentrava intorno al vescovo Ulvino de Portis, friulano. Nel 1282 la parte patriarchesca aveva certo il sopravvento, perché apparisce come podestà un Friulano, Nicolò da Butrio, il quale, in quello stesso anno, assieme ai giudici Rantolio Todolfo, Rantolio de Basilio e Zufredo de Aurelia, d’accordo col Consiglio maggiore, cedette in proprietà al vescovo il castello di Moccò, che le genti del Patriarcato avevano affidato « al podestà e al comune di Trieste » nel 1269. Nel 1283, istigata dal Patriarca e dal conte di Gorizia (che avevano reso più potente la loro alleanza) e portata dalla fazione vittoriosa, Trieste rinnegava già la fedeltà verso Venezia e si trovava in