Duttfiliam ex-borboniche e, quasi non bastasse, frequenti sciagure pubbliche come pestilenze, carestie, terremoti, inondazioni. Durissimo collaudo dell’unità nazionale che pareva sostenersi solunto sul ricordo dei recenti sacrifici sopportati per raggiungerla, ricordo che si esultava in ammonimenti nella poesia civile di Giosuè Carducci. Tuttavia qua e là operavano anche dei buoni costruttori come quelli che eseguirono opere di pubblico interesse quale il prosciugamento del Fucino ordinato dal Torlonia e il potenziamento del porto di Genova finanziato dal principe De Ferrari. Lo nesso Garibaldi si adoperi) per sostenere la necessiti di imprese costruttive come la bonifica dell'agro romano e l'arginamento del Tevere. Accanto ai pochi pionieri una immensa plebe, ancora immersa in condizioni di miseria, si prodigava senza respiro in una dura vita di lavoro nella sua antica fedeltà alla terra. lentamente il civile istinto italiano spingeva il popolo verso le condizioni politiche, economiche e unciali che lo avrebbero adeguato agli altri paesi d'Europa, da secoli pervenuti a potenza uniuria. In questa atmodera. dopo la lireve parentesi di Moti-calieri, il piccolo Umberto Cagni crebbe ragazzo frequentando in Asti il ginnasio Vittorio Alfieri dove consegui la licenza dopo Canno scolastico *76-*77 con mediocri votazioni essendo per natura insofferente della ordinaria disciplina scolastica e non molto disposto agli studi classici. Oltre i fratelli Cesare e Paolo, furono suoi ¿miri alcuni ragazzi destinati a lasciare un'impronta nella nostra storta militare. Cariano Giardino, condotto in Asti dalla nativa Montetnagno. frequento casa (Ugni e fu intimo, vivacissimo compagno di giochi di Umberto. I>opo il ginnasio i due si separarono per incontrarsi ancora, già anziani, nel iqi t a Tripoli, l'uno tenente colonnello di Suto Maggiore, l'altro capiuno di vascello, e ancora nel 1919 a Pula dove il difensore del Grappa visitò l'ammiraglio che teneva la formidabile piazza ex-nemica. Infitte i due amici, orinai vecchi, si ritrovarono in Senato. « Da allora — ricordava il Maresciallo d'Italia — riprendemmo le consuetudini fra-teme di qua» mezco «croio prima. Le riprendemmo, avendo