183 legavano quanto avessero in uggia quell’ ordine, vedendo la sua soppressione già quasi da per tutto effettuata, pubblicò finalmente egli stesso la Bolla 21 luglio 1773 nella quale confessando che i Gesuiti avevano per vero cagionato non pochi disturbi alla tranquillità della Repubblica cristiana, dichiaravano la formale soppressione e che il loro ordine fosse per sempre sciolto ed abolito. Giunta la bolla a Venezia il 16 settembre di quel-l’anno, il Senato ne affidò l’esame alla deputazione già istituita ad pias causas, domandò il parere dei soliti consultori e venne il 29 nella deliberazione che dovendosi con 1’ accoglimento del Breve pontificio dare una prova di filiale riverenza alle esortazioni del santo Padre, senza ledere però menomamente le venete leggi e consuetudini, ammettevasi esso Breve al regio exequátur e assentivasi alla giuridica sua promulgazione colle espresse clausole : « salva del tutto la giurisdizione dei vescovi ; salvi sempre li diritti sovrani, le leggi, e le consuetudini della Repubblica, ed esclusa la comminatoria delle scomuniche ». Venivano eocitati quindi in pubblico nome il Patriarca e i rispettivi vescovi, a leggere ed intimare personalmente nel giorno da concertarsi con l’Aggiunto sopra monasterii (in presenza dell’ Aggiunto medesimo nella Dominante e del pubblico Rappresentante nelle altre città) alle famiglie de’ Gesuiti ove esistessero le loro case e collegi, il succitato Breve 21 luglio, col relativo senatorio decreto di accettazione, significando loro in pari tempo essere sovrana volontà che entro dato termine avessero a deporre il loro vestito ed assumere quello di chierici secolari ; riceverebbe dalla cassa opere pie ducati ottanta ogn’ individuo sacerdote legalmente stanziato nelle famiglie del Dominio, e ducati sessanta similmente ogni