Marcia forzata 197 Il io giugno avanzarono ancora ventun miglia. Nella notte Cagni fu bruscamente svegliato da un agitarsi degli uomini di guardia. « Un leone ha attraversato il campo passando fra la mia tenda e l’hangar che distano sei o sette metri. Salto su, infilo un paio di scarpe da notte e, afferrata la carabina, esco dalla tenda. Ci dirigiamo verso una macchia nera che uno dei miei boys e un ascaro assicurano è il leone. Giunti a una ventina di metri, faccio mettere gli ascari in semicerchio e ad un tempo facciamo fuoco. Poi andiamo a vedere. La macchia nera non c’è più, l’erba è calpestata, ma non troviamo traccia di sangue, e ritorno a dormire ». Quel leone non era rimasto intimidito neppure dal fuoco acceso vicino alla tenda: la notte precedente aveva massacrato un uomo del paese e il cavallo di Cagni era forse scampato alla stessa sorte solo perché ricoverato entro l’hangar chiuso. '■ Al mattino dopo, sdegnoso come un eroe mitologico, sempre calcolando l’effetto dei suoi atteggiamenti, Cagni si avviò senza dare il via alla carovana col solito fischio. E i negri, tutti umiliati per quella rottura di confidenza, si affrettarono a seguirlo. Sapevano che il signore bianco, aiutandosi col gesto per esprimere sempre la stessa idea, non faceva che ripetere le sole parole che sapesse della loro lingua: « Ghende mangu », « Nataka enda mangu »: « Andate presto », « Voglio andare presto ». L’u giugno superarono la distanza fino a Fort Portai coperta da un vastissimo bosco « come si vede nel biellese o nel pinerolese » dall’ombra spessa e dal terreno umido cosparso di tronchi fradici e radici accavallate. A Fort Portai Cagni fu ospitato dal residente inglese e con immenso ristoro potè fare un bagno. Gli comparve davanti in persona il re del Toro, Kasagama, simpatico omone dalla faccia aperta, gioviale, intelligente, nerissimo. Il re volle accompagnarlo anche per lungo tratto della marcia del 12 giugno durante la quale Cagni vide per la prima volta la lontana catena del Ruwenzori ergersi fantastica con le cime candide sulle più alte brume. E incontrò certi portatori reduci dall’aver accompagnato il Duca alle falde del monte.