284 bondanza di questi più rinomata, e confermavano i suoi reggitori sempre più nella persuasione che ogni sforzo loro avesse ad essere diretto a che un tal ordine di cose, per cui vivevano contenti i popoli, non venisse alterato. Tuttavia poco mancò che una privata vertenza non avvolgesse la Repubblica in una guerra coll’ Olanda, e le intollerabili molestie dei corsari barbareschi dovettero al fine dal gran duca ereditario Paolo di Russia colla moglie Maria Teodo-rowna sotto il nome di conti del Nord, e ad altre e magnifiche feste avea dato occasione la loro venuta. Tra altre, nella piazza s. Marco fu eretto un anfiteatro di cinquecento piedi di circonferenza, nella sommità del quale giravano alcune loggie sostenute da archi pinti di verde e foggiati a modo di pergolato, ma non tanto alti che coprissero la superba architettura dei circostanti edificii. Al centro dell’anfiteatro (ove sorge il palazzo nuovo) era alzato splendido padiglione o chiosco turco ornato di cristalli alle finestre e sontuosamente addobbato, mentre alla parte opposta dinanzi alla chiesa vedevasi un grande arco trionfale alto ben ottanta piedi, imitando nel disegno quello di Tito in Roma, e adorno di colonne e statue, pel quale eia l’ingresso nell’anfiteatro. Entrati il 24 gennaio i Conti del Nord nel padiglione, venivano introdotti nell’anfiteatro, l’un dopo l’altro, cinque gran carri rappresentanti per emblemi l’agricoltura, l’abbondanza, il commercio, le arti e la pace, tirati ciascuno da quattro bianchi buoi, e fatto il giro dell’ arena ed usciti, entrarono in tre separate schiere settanta due tori e con essi i Tiratori bizzarramente vestiti secondo le foggie di diverse nazioni, ed eseguivasi la caccia del toro. Dopo di che ritornati i carri e dato accesso al popolo, fu spettacolo in vero sorprendente il rigurgitare tranquillo e pacifico della folla per quattro ingressi, e tutto occupare l’anfiteatro. Fattosi intento notte, un’artificiata colomba accesa dalla mano della gran duchessa, rapidamente trapassando la pip.zza, giungeva all’ arco per comunicargli la favilla che ad un tratto illuminò tutta la piazza, mentre torcie di cera splendevano sui gradini dell’ anfiteatro e dalle finestre delle Procuratie, dagli archi delle loggie, dalla facciata della chiesa grandi lampadarii di cristallo tramutavano quel luogo d’ incanto come in una gran sala da ballo. La tranquillità che regnava nell’ immensa moltitudine di popolo non contenuto da guardie nò da soldati, ma da soli cinque uscieri del Consiglio dei Diesi e dal capitan grande in toga rossa, trasse di bocca al futuro imperatore di Russia tutto stupefatto, l’esclamazione : Voilù l’effet du saae gou-vernement de la lìépubliquc. Ce penple est nne famille. Vedi Descrizione degli spettacoli e delle feste datesi in Venezia per i! gran duca e la granduchessa di Moscovia ecc. Venezia, presso Vincenzo Form»-leoni. Inoltre Mutinelli Annali Urbani, Giustina Michiel Feste Veneziane ecc.