451 IV. (pag. 97)^ Intorno alle relazioni politiche tra le due Repubbliche di Venezia e Ragusi. ' *> Distrutta Epidauro in sulla metà dei settimo secolo, sorse indi a poco dalle sue ceneri -Ragusa, cresciuta di popolazione per 1’ arrivo di profughi salonitani. Tantosto anch’ essa, come le altre, terre dalmatiche, rimaste al ferro delle orde barbariche, isviluppò una forma sua propria di governo municipale, sempre però più o meno soggetta all’ impero d’ Oriente, e legata contemporaneamente ai principi slavi confinanti, quantunque diversa per lingua e costumi, mediante il vincolo di tributo, forse per tenerli lontani o tranquilli. Ma saliti costoro a tale possanza, da minacciare 1’ esistenza politica di tutte quelle terre circostanti, nè potendo queste sperar valido soccorso dall’ Oriente, fiacco ormai per lotte intestine ed esterne continue aggressioni, chieggono ajuto, in ispecie contro i pirati Na-rentani, ai Veneti, che già tenevano decisa preponderanza sul mare. Ne seguì perciò 1’ arrivo di Orseolo II in Dalmazia. I cronisti, o, se pur vogliam dire, gli storici di Ragusa, hanno avuto di mira nei loro scritti di negare, che la loro città sia stata in alcun tempo dipendente dalla veneta Repubblica. Osserveremo soltanto, che nessuno di essi è anteriore al decimoquinto secolo, mentre si hanno fonti storiche di gran lunga anteriori o contemporanee, che addimostrano il contrario. Eccone alcune prove. Orseolo II, doge veneto, nel 998 percorrendo trionfalmente le dalmate coste, in snlla via accoglie un’ ambasciata di Ragusa, giunta a bella posta, per offrirgli la dedizione di quella città. Giovanni Diacono, ministro di Orseolo, morto circa il 1008, scrive : * victor princeps sancti Maximi ecclesiam reciprocavit. Illic Ragu-siensis archiepiscopns cimi suis conveniens, eidem principi sacramenta omnes facientes, obsequia multa detulerunt (Pertz. Monum. Germ. VI, 31). Un’ antichissima cronichetta, riportata in un Codice del