6 del secolo XVII anche Napoli, la Sicilia, la Sardegna, il ducato di Milano, le Provincie Belgiche in Europa, molti vastissimi territorii nell’America e nelle Indie. Ma a reggere paesi sì disparati e lontani sarebbesi richiesta una forza che le mancava affatto, palesandosi invece nel suo interno sempre più chiari segni di decadimento. Il suo re, allora Carlo II, malaticcio, fiacco del corpo come della mente, dominato dalla moglie, dai cortigiani e dai preti, dava evidenti indizii, quantunque ancora giovane, di una morte non lontana, e non avendo prole, parecchi principi mettevano in campo, lui ancora vivente, le loro pretensioni all’ eredità. Principali erano Leopoldo imperatore e Luigi XIY, ambedue ammogliati a due sorelle di Carlo, ma per non destar troppa gelosia colla riunione di tante corone sul medesimo capo, domandava Leopoldo la successione pel suo secondo figlio Carlo ; Luigi per Filippo figliuolo del Delfino e suo nipote. Altri pretendenti erano per ragione di più o meno prossima parentela il principe elettore di Baviera, e Vittorio Amedeo duca di Savoja. Alla corte varie erano le inclinazioni, varii i partiti ; la regina madre proteggeva 1’ elettore, ma la moglie di Carlo, Maria di Neuburg, il cardinale di Portocarrero, l’almirante di Castiglia D. Giovanni di Cabrera, e la signora di Perlips tedesca confidente della regina, formavano un crocchio, che d’ accordo coll’ ambasciatore austriaco conte di Harach, tutto si adoperava in favore di Leopoldo. Opponevagli Luigi XIV nel conte di Harcourt suo ambasciatore un uomo scaltrissimo e che coll’ amabilità de’ modi sapeva insinuarsi negli animi e aumentare ogni dì più il numero de’ suoi partigiani. Pareva dunque assai probabile la sua vittoria, se non che il re, mosso sempre da nuovi scrupoli, mostravasi disposto a favorire 1’ arciduca, anche per la memoria dell’ antica