335 il commercio, le miniere, i boschi, il diritto supremo sulle acque e sui beni incolti, la zecca, il tesoro, 1’ amministrazione delle provincie, alcune cariche da mare, la nomina degli ambasciatori e degl’ inviati. I senatori doveano contare almeno trentacinque anni d’età e aver rivestito carica principale nella Repubblica, eleggibili ogni anno dal Maggior Consiglio che ad uno ad uno li confermava o nuovo individuo sostituiva, vestivano toga come gli altri patrizii, ma a maniche larghe, il loro numero originario di sessanta fu per l’aumento delle materie devolute al Senato progressivamente accresciuto di altrettanti di aggiunta (zonta) ; nel 1450 oltre all’ intervento del doge e della Signoria vi ebbero regolare accesso i quaranta al Criminale, il Consiglio dei Dieci e molte altre magistrature parte con voto, parte senza, per quelle parti della pubblica amministrazione che col Senato aver potessero rapporto. Cosi il numero de’ suoi componenti si elevò fino a circa trecento individui. Teneva sue sedute il giovedì ed il sabato, aprivasi d’ordinario la sessione colla concessione di grazie, o pensioni vitalizie alle figlie di patrizii poveri o dei segretarii ; bella e santa istituzione di inaugurare le gravi deliberazioni di Stato con opere di beneficenza, ma anche in ciò si erano pur troppo negli ultimi tempi introdotti gli abusi, prevalendo la protezione, il maneggio, i raggiri a far volgere quei beneficii ai proprii raccomandati e non sempre i più degni. Il senatore che avea qualche cosa a proporre, domandava ciò che dice-vasi una deputazione di causa ed esposta la sua proposizione, se i Savii del Consiglio vi si mostravano avversi, chiedeva il bossolo rosso dei voti non sinceri, perchè la cosa fosse presa in considerazione ; la maggioranza degli affermativi nel bossolo bianco decideva sempre in favore della mozione, quella dei negativi nel verde la faceva