215 d’un solo individuo, è turbamento nell’ordine dello Stato. I gabinetti delle eleganti di Parigi, le quali ai vezzi, alla grazia, ai facili costumi affettavano unire il gusto e la protezione delle lettere, trovavano riscontro in Venezia specialmente nella società che adunavasi intorno alla nobil donna Caterina Dolfin Tron moglie del procuratore Andrea, la generosa protettrice di Gasparo Gozzi e della sua famiglia. Avea coltivato con buon successo la poesia, era sempre circondata da numeroso crocchio di adoratori, di poeti, di scrittori, di artisti, di supplicanti che a lei venivano a raccomandarsi, siccome quella che pel potere del marito, era in grado così di giovare corno di nuocere, secondo che uno avesse saputo od acquistarsene la grazia, o avuta la disavventura di spiacerle. Era uno dei frequentatori di quella casa Pier Antonio Gratarol secretano del Senato, e designato appunto allora (nel 1777) alla legazione di Napoli, uomo di poco oltre i trent’ anni, colto, amabile, e benché ammogliato, invescato negli amori d’una comica Teodora Rizzi, che godeva della protezione di Carlo Gozzi fratello di Gasparo, scrittore anch’ egli di buon garbo, benché inferiore al fratello, e che colle sue commedie per la maggior parte tolte dalle fiabe maravigliose, intendeva di ecclissare la fama a cui cominciava allora salire il Goldoni. Avea egli scritto tra altre una commedia sopra un soggetto spagnuolo intitolandola le Droghe d’ amore per essere recitata dalla compagnia del Sacchi nel teatro s. Luca e dalla quale ebbero origine tutte le sventure del Gratarol. Imperciocché adombratosi per alcuni cenni della Rizzi, che per animosità del Gozzi e per vendetta della Tron si volesse con quella pubblicamente schernirlo, diede con un inconsiderato contegno vieppiù verisimiglianza alla cosa, e tutta la città fu piena che nel personaggio