per l’istmo nella Morea, commettendovi incendi, rapine, orribili devastazioni, portando così lo spavento negli animi degli abitanti, già poco o nulla fidenti della possibilità di una efficace resistenza. Corinto difesa dal proveditore straordinario Giacomo Minotto (1) ma assalita da numero strabocchevole di Turchi, che col cannone e colle bombe la flagellavano da cinque giorni, si arrese (2), a patto della libera uscita della guarnigione. Ma accesasi a caso o a disegno, o per parte dei Turchi o dei Veneziani, una polveriera, il patto non fu più tenuto, la città fu data al ferro e al sacco, e lo stesso Minotto fu condotto via prigioniero. Tradotto in Asia dovette più tardi la sua liberazione alla pietà della signora di Hochepied moglie del console olandese in Smirne. Tanta fortuna nella Morea alzava 1’ animo anche dei Turchi di Candia a non rimanersene inerti, e tentare l’acquisto di Spinalunga e di Suda, fortezze che ancor rimanevano ai Veneziani in quell’ isola. Ben si difendevano Francesco Giustinian nella prima, Luigi Magno nella seconda, ben si volgeano al capitan generale per soccorsi, ma come farli pervenire se i legni mercantili cristiani non osavano, per non compromettersi coi Turchi, e i Veneziani non potevano, coperti com’ erano i mari da’ navigli de’ nemici? Cosi mentre da un lato erano forze imponenti, bal- (1) Risposta all’ intimazione del gran vezir : « A voi primo ministro della Porta Ottomana da noi comandante con tutta la milizia ed abitanti di Corinto, siamo risoluti di sostenere la difesa di questa piazza. Son però inutili le vostre minaccie le quali non minorano punto il coraggio con cui siamo pronti di respingere ogni vostro tentativo. Iddio è con noi, e principalmente col suo santo aiuto confidiamo di conservar questo posto alla Serenissima Repubblica di Venezia». Dalla fortezza di Corinto li 29 giugno 1715 s. n. Giacomo Minotto prov. straord. Nei Dispacci Bon. (2j Notizia della resa di Corinto. Dispacci Bon 13 luglio. Voi.. VIII. 6