255 gior Consiglio e al Senato per interpellarli secondo che conoscessero richiedere le medesime, e avrebbero quindi accesso al Senato, però soltanto per lo scopo del loro incarico e sempre senza voto, a meno che non ne formassero parte antecipatamente ; potrebbero domandare, se credessero opportuno, la convocazione del Maggior Consiglio, con facoltà altresì di eleggersi quei ministri e ricorrere ovunque per quei lumi che lor si rendessero necessarii all’ adempimento del loro ufficio. Lette le tre proposizioni, alcuni pochi a mezza bocca approvavano quella del doge, altri quella dei Capi, pochissimi si arrischiarono di sostenere quella dei Consiglieri, che si videro nella necessità di modificarla, tenendo a quest’ oggetto varie conferenze col doge e coi Capi. E quando finalmente le varie opinioni erano prossime ad intendersi e convenire, i Capi, mossi dagli altrui segreti maneggi, tornavano in campo con sofismi ed obbietti, di modo che non fu possibile venire con essi ad accordo. Però il doge e i Consiglieri formularono un’ altra proposizione, la quale fu letta al Maggior Consiglio il 30 aprile, e diceva che elegger si dovessero cinque Correttori col titolo di correttori dei capitolari dei magistrati, da rimanere in ufficio un anno, onde uniti o separati proporre quelle Parti che ad essi paressero più corrispondere alla loro commissione di rivedere e correggere i capitolari di tutti i magistrati incaricati dell’ ispezione sopra ciò che spettasse ai viveri più necessarii ; proporre inoltre tutto ciò che potesse render più chiari e men confusi i diritti dei varii magistrati; esaminare le incumbenze dei medesimi, il numero dei loro ministri, i loro proventi tanto per le regolate tariffe quanto per gl’ incerti ; suggerire i modi di rendere più facile e meno lunga e penosa 1’ amministrazione della giustizia, i provvedimenti resi necessarii pel variar dei