3?9 to, giacché tutto ciò che si è fatto colla vista d’ incorag-gire questo ramo d’industria, non fu che di danno all’ e-rario. Senza favori Schio cominciò a fiorire nel 1730 di poco conto, la popolazione era appena di 3672 anime, invece nel 1789 essa forniva fino a 12518 pezze di panno e gli abitanti si erano accresciuti a 5600, nè si vede alcun questuante per le vie senza che alcuna legge od una casa di correzione lo impedisca. Non vi esiste corpo d’ arte ed ogni manifattore vende 1’ opera propria a chi meglio paga, e perciò le sue mercedi sono di gran lunga superiori a quelle di Padova. Appena un artefice ha migliorato coi suoi lavori la propria condizione, comincia a fabbricare qualche pezza di panno per proprio conto senza niuna ispezione o governata dall’ invidia o resa facile per rea connivenza, avendo per ispettori i soli compratori, cioè i più severi di tutti ; circostanze per le quali i raffinamenti d’ arte vanno colà crescendo ogni giorno, e da Padova che si trova, rispetto a’ vincoli, in circostanze appunto contrarie, non esce che a stento qualche pezza di panno ad uso estero » (1). Convinto di queste massime, dichiarava il Senato con sua Parte 10 febbraio 1790^1, essere sua volontà di sciogliere tutti gl’ inceppamenti che impedivano 1’ industria e di voler adottare quei princìpii che fossero atti a far fiorire le manifatture e far sorgere nuovi fabbricatori (2). Nel concedere privilegi agl’ introduttori di nuove manifatture (3), premii, sussidii e incoraggiamenti d’ ogni maniera, si mostrava il governo generosissimo, tanto che a vantaggio del setifizio spese in tredici anni fino ad un miti) Scritture Inquisitori alle arti 20 gennaio 1790;91. (2) Ibid. 11 giugno 1794. (3) Così all’Antonibon per fabbrica majoliche, al Cozzi per porcellane ad uso di Sassonia.