68 quegli Stati e non li voleva feudi dell’ impero. Altre conferenze si tennero, altre combinazioni si divisarono, come se l’Italia fosse un paese posto all’ incanto od abbandonato interamente all’ altrui voglia o capriccio. Il ri-sultamento fu che morti i duchi s’ introdussero a forza in Parma e Toscana guarnigioni borboniche, 1’ infante D. Carlo fu in quella riconosciuto e 1’ Austria sostenne i suoi diritti feudali. La potenza però esercitata dall’Austria in tutta l’Italia non lasciava d’ingelosire Francia e Spagna, sorgeva la volontà di nuova guerra, le armi si affilavano, la diplomazia si agitava, quando i dispareri sulla elezione del re di Polonia, favorendo la Francia Stanislao Leczinski suocero del re Luigi XV, e l’Austria Augusto duca di Sassonia nipote dell’imperatore, diedero la prima scintilla al grande incendio. Fu eletto Stanislao (1733), ma Austria e Russia imposero colla forza delle armi Augusto. Allora il partito bellicoso in Francia rappresentato dal guardasigilli signor de Chauvelin, riuscì a trascinare il ministro cardinale di Fleury ad intraprendere la guerra, e due trattati segreti furono segnati (1) prima col re di Sardegna Carlo Emanuele III, che poco fidandosi, lungo tempo esitava, poi colla Spagna (26 settembre e 25 ottobre 1733) pei quali convenivasi di cacciare gli Austriaci dall’Italia, 1733. unire la Lombardia al Piemonte col titolo di Regno di Lombardia, mettere l’infante D. Carlo, pel quale la madre Elisabetta non cessava dall’ agitare, in possesso di Napoli e Sicilia, dare Parma e Toscana al suo fratello secondo-genito colla condizione però che le due Sicilie e i presidii di Toscana, estinguendosi la linea maschile di Elisabetta, (1) Henry Martin, Hist. de France XVII, 376 e Garden, Traités de paix, t. Ili, 172.