45 del vezir che voleva il prigioniero e gli altri nobili veneziani alla sua presenza, nè si arrese a concederli, se non colla sacra promessa che sarebbe rispettata la loro vita. Interrogato il Pasta perchè non avesse ceduta la piazza al primo invito, rispose da degno e generoso cittadino ; alle altre domande circa le munizioni ed altre notizie, fermamente rifiutavasi di rispondere, ed il vezir fattolo levar dalla sua presenza e caricatolo di catena al collo, lo consegnò al carnefice, affinchè sotto gli spasimi della morte, facesse di strappargli di bocca quanto volevasi sapere. Ma il forte animo del Pasta non si lasciando spaventare, stava fermo nel non voler rispondere, ed alfine liberato fu restituito al capudan pascià il quale continuò a trattarlo cortesemente. Avrebbe potuto Malvasia, ben munita di fortificazioni, favorita dal sito, fornita di sufficiente presidio e di viveri, opporre ancora argine alla vittorie turchesche, e differendo la resa, attendere gli effetti della confederazione che finalmente veniva recata a termine dall’ ambasciatore Pietro Grrimani alla corte di Vienna, coll’ imperatore Carlo VI, obbligandosi ad una lega offensiva e difensiva pei reciproci loro Stati d’Italia ; in cambio di che, prometteva l’imperatore di muover guerra al Turco alla nuova stagione (1). Ma invece Federico Badoaro proveditore e gli altri rappresentanti alla prima intimazione del capudan pascià convennero della resa entro venti giorni, e una piazza sì forte, e che fabbricata sopra uno scoglio, sarebbe stata, com’ ebbe a confessare di poi lo stesso vezir, (1) 13 Aprile 1716. Confermavasi il trattato del 1684 fra 1’ imperatore e la Repubblica per la reciproca difesa degli Stati in Italia durante la guerra col Turco, che Carlo VI prometteva dichiarare sostenendola di tutte le sue forze e invitando a concorrervi anche il re di Polonia e lo czar di Moscovia. Commemoriali XXXI.