33 ziasse assolutamente a qualunque pensiero di dominio in essa, solo accorrendo ove bisognasse in sua difesa e protezione, affinchè gli Stati che per necessità delle congiunture restassero all’imperatore in Italia, gli riuscissero o pressoché inutili o non di molto vantaggio, e quand’ egli meditasse maggiori disegni se ne astenesse, pensando esser pronta 1’ assistenza di fuori e 1’ unione degli animi e degl' interessi al di dentro ; che circa al suo duca : quanto era attento a render assicurati i proprii confini, altrettanto era lontano da qualunque altra mira e pretensione ; che non aspirava punto agli Stati di Toscana qualor venisse a mancarvi la successione, e nemmeno su quelli di Parma se mancasse la linea di quei principi ; dover esser interesse di tutti che la potenza ed il nome-della Repubblica di Venezia facessero sempre la prima figura, e si conservasse nel vigore delle sue forze, nel credito e nella riputazione de’ suoi consigli, avendo ella non meno con quelle che col senno operato cose grandi in benefìcio del-1’ Italia. Per quanto però il Ruzzini si adoperasse, era impresa assai malagevole quella di ridurre effettivamente a termine la disegnata confederazione. Da un canto i principi italiani discordavano nei pensieri e nei modi di effettuarla. Grli uni dicevano che vorrebbero l’imperatore fuori d’ Italia (1), altri che interamente non lo vorrebbero, gelosi che quanto perdesse l’imperatore tanto acquistasse il duca di Savoja con danno dell’equilibrio generale d’Italia ; circa alle potenze protettrici, Inghilterra mostrava favorire il progetto, ma senza mai venire ad una parola impegnativa (2) ; quanto alla Francia : « mi par quasi di (1) 2 Novembre 1712. (2) « Ma se le commissioni impartite dall’Inghilterra a questi suoi ministri siano veramente quali il bisogno le richiede, vi può Vol. VIII. 5