IX EVASIO NE Proseguendo verso l’America meridionale sopra un mare che di notte era tutto fosforescente, all’equipaggio parve un giorno di intravedere molto al largo gli scheletrici avanzi d’un veliero naufragato; diressero verso quella macchia e stupirono nel constatare che si trattava di un grosso albero radicato nel bassofondo: sui rami nudi, fra il mobile ondeggiare dell’oceano stavano appollaiati silenziosi molti grossi pellicani. A Callao Cagni osservò soddisfatto che le condizioni della colonia italiana erano assai progredite in confronto a una volta. Dopo le solite rumorose accoglienze ed una caccia al cervo, gli ospiti furono condotti per ferrovia sulle Ande fino alla miniera d’argento di Casapalca e al Passo della Galera, a 4474 metri. Lungo l’ascesa fino a quella quota di poco inferiore al monte Bianco, Cagni si rallegrò di non aver sofferto, come molti colleghi, per i frequenti rigiri della linea né per la rarefazione atmosferica. Ma pati il freddo e si addormentò lassù « sognando che un bel giorno si andrà in ferrovia anche sul Cervino ». « Allora sarò anch’io un alpinista convinto e sfegatato! » Tornato al basso si sfogò col Duca in una furiosa cavalcata attraverso la pampa. Alla fine di maggio furono ricevuti a Valparaiso e a Santiago dal Presidente del Cile ammiraglio Montero, sbigottiti per un ricevimento che si concluse in ben diciassette discorsi. Disceso ancora a sud, il “Colombo” imboccò il canale di Magellano fra difficili condizioni atmosferiche, strette pericolose e fondali troppo bassi per una nave di quella stazza. Certi passaggi più ardui furono compiuti mercé l’abilità manovriera del Comandante, ma a respiro sospeso: « Passiamo fra le isole Cavour e La Marmora ed entriamo nella baia Sol-