44 quelle parti. Avanzo dunque il Dolfin verso la Sapienza, e sguernita Corone ne rinvigorì col presidio Modone, poi si diresse ad incontrare la flotta turca verso il capo Ma-tapan, la quale evitando il combattimento si ritirò andando a fiancheggiare V assedio di Modone. Nulla speranza ornai più rimaneva per la salvezza di questa e delle rimanenti fortezze di Morea. Ma nella Dalmazia invece il Proveditore Giorgio Balbi ben mostrava nella difesa di Sing quanto potesse il valore, ben mostravano quei sudditi col pronto e spontaneo concorso, col bruciare di propria mano le capanne e le ville per togliere a’ Turchi ogni comodità ed il piacere della distruzione, ciò che sarebbesi potuto fare in Morea se più coraggiosi fossero stati i comandanti, più valorosi i Greci e più affezionati al veneziano dominio. Gli stessi Mai-notti, già sì zelanti, dichiaravano non voler esporre il loro paese all’ ultima desolazione, i comandanti di Malvasia, città che per l’inaccessibile sito avea stancato per ben due anni prima di conquistarla le venete forze da terra e da mare, titubavano ; tutto annunziava la prossima ruina. Ed infatti tanto rapidamente procedendo i Turchi, quanto lenti ed insufficienti giungevano i rinforzi veneziani, del papa e di Malta, s’impadronirono del Castel di Morea, al qual esempio spaventato il presidio di Modone, rifiutò di più oltre difendersi, e obbligò il valoroso proveditore Vincenzo Pasta ad arrendersi al capudan pascià, in voce d’esser più umano del vezir. L’ infelice Pasta ferito e languente pei patimenti sofferti prima di giungere alla presenza del capudan pascià, ebbe da questo benevolo trattamento, memore, che bene era stato trattato egli stesso dal Pasta quando si trovava schiavo sui legni veneziani. Si oppose dapprima fermamente agli ordini