57 ragioni della Repubblica, ma alfin dovette piegarsi, e contentarsi di alcuni favori di commercio e della conservazione dei castelli conquistati nella Dalmazia, Albania ed Erzegovina, cioè Imoscbi, Iscovaz, Sternizza, Cinista, Ro-lok e Creano col territorio di quattro miglia di periferia, conservava 1’ isola di Cerigo, Butrinto, Prevesa e Yonizza, ma obbligavasi in pari tempo di aprire la comunicazione turca con Ragusa, cedendo i luoghi di Zarine, Ottovo e Zubzi (1). Il 21 luglio 1718 seguì lo scambio delle scritture, i plenipotenziarii si abbracciarono, il cannone annunziò la conchiusione della pace al di là della Morava e del Danubio. I Veneziani perdettero la Morea, e ben debole compenso furono i luoghi conservati e il nuovo trattato di commercio sulle basi dei precedenti, ottenendo il ribasso del cinque al tre per cento sui diritti della dogana (2). Tal fine ebbe una guerra sostenuta pel corso di quattro anni con immensi dispendii e sagrifizii, e ad aumentare alla Repubblica i danni si aggiunse altra grave sciagura, poiché caduto un fulmine sulla polveriera della fortezza vecchia in Corfù la notte del 21 settembre (1) Vedi il trattato in Lunig. Codex diplom. ital. t. II, parte II, sez. Il num. XLIV, e Commemoriali XXXI sua ratificazione 30 luglio. (2) L’ articolo 23 è così concepito : « E se per sorte incontrati i vascelli di corsari e leventi volessero questi assalirli e nel combattimento restassero li veneziani vittoriosi, oltre la gente che fosse morta nel medesimo, a tutti gli altri che presi vivi restassero schiavi, non debbono dare la morte, ma intieramente sani e salvi mandarli all’ eccelsa Porta per essere severamente castigati, in forma tale che serva d’ esempio agli altri ». — Nulla vi ha in questo di umiliante, come pretenderebbe il Darà, ignaro che simile articolo trovasi anche nei trattati antecedenti, e che tale consegna proveniva dal principio religioso di non lasciar punire uno di loro religione dai Cristiani. Più sotto si dice che i Veneziani non dovessero dar aiuto o ricetto a quelli con cui il Sultano fosse in guerra, e se alcuno contravenisse a questo comando imperiale fosse in quel luogo dalli Signori veneziani severamente castigato, acciò servisse d’ esempio agli altri. Vol. VIII. 8