374 Sofferenza dell’ammiraglio gli incarichi misurando bene le qualità dei suoi collaboratori. Come aveva fatto a Tripoli il 5 ottobre 1911 e verso il Polo il 24 aprile 1900, anche a Pola issò il tricolore sul castello. Dopo un secondo colloquio con Prica riferì le sue impressioni in uno dei rapporti che inviava quotidianamente a Venezia: « La Jugoslavia, dopo il sogno del primo istante in cui gli austriaci, con una raffinatezza senza pari, cedevano Pola, la flotta e tutta l’Istria per impedire a noi di occuparla, e forse nel pensiero di poterla riprendere agli jugoslavi, si trova ora nell’impotenza di tenere il dono, sente che deve perdere non solo Pola e PIstria, ma anche la flotta e forse Fiume, mentre ogni loro illusione di libero governo praticamente si sfascia in una vertigine di anarchia ». Recandosi all’ammiragliato per restituire la visita al ministro aveva creduto bene di farsi rendere gli onori a terra da un picchetto di carabinieri. Presentò l’ammiraglio Paladini come nuovo comandante dell’arsenale e chiese che fosse meglio curata la disciplina degli equipaggi attribuendo abilmente al bolscevismo dei marinai il fatto che sulla “Tegetthoff” era riapparsa la bandieraijugoslava ammainata il giorno prima. « Io sono sicuro — insinuò —-F che nessun ufficiale è colpevole di tale infrazione agli accordi presi, e che la bandiera è stata alzata per opera di soli marinai. Per questo è necessario intervenire » e allontanare i sediziosi. « Queste navi di cui l’autorità jugoslava risponde per il momento, potrebbero molto facilmente essere sabotate e le responsabilità dagli alleati sarebbero ricercate nei capi, ossia su di voi ». Prica, smontato, conveniva; anzi fini col ringraziare lusingato dal tratto sempre cortese e signorile dell’italiano col quale entrò in vera confidenza. Però la situazione non era ancora risolta: sotto l’apparente rassegnazione la resistenza jugoslava si impuntava: l’ex-capo di Stato Maggiore colonnello Liska si imbarcò per sollecitare a Corfu un intervento francese e fra le truppe ex-austriache rimaste in città fu fatta circolare la voce dell’arrivo di milizie alleate che avrebbero capovolta la situazione. Koch lavorava tenace ai nostri danni, ma