293 stravasi tutta coperta di numerose truppe a piedi e a cavallo, che arrivavano in tutta fretta da Tunisi formando due piccoli campi laterali alla Goletta (1). Stendeva Tunisi il suo dominio sulle africane pianure ove un tempo sorgeva la famosa Cartagine, ed era allora retta da un giovane Bey, testé succeduto al padre, d’ indole superba e tenace, cui nulla avrebbe potuto far rimuovere dal suo proposito. La città era difesa, oltreché dal forte castello della Goletta, da un ampio lago che a dodici miglia di distanza si getta nel mare, e la copriva dal pericolo di bombardamento e di assalto. Emo prese perciò ad angustiarla con uno stretto blocco, e raccomandato questo al governatore di nave Cicogna, si volge col resto della squadra verso Susa (2) eludendo con lungo circuito le osservazioni africane. Nella notte si schierò innanzi alla città, che per ricchezze e commercio era la seconda del regno, situata pittorescamente sul declivio d’una dolce collina, ben difesa da terrapieni e batterie, col mare, con sabbie e scogli da una parte, e piccola rada dall’altra. Impedito per venti contrarii, dall’ eseguire la divisata sorpresa, 1’ Emo si avvicinò quanto gli fu possibile alla città, e ne cominciò di notte il bombardamento. Strazianti erano le grida che si udivano degli abitanti, vede vasi sorgere da tutte parti il fuoco, e ben sorreggevano il capitano supremo con grande valore e destrezza i comandanti Condulmer, Dandolo, Falier, Correr, Minotto e Muazzo. Ma nulla valse a piegare 1’ ostinazione del Bey, ed avanzando l’inverno fu uopo all’ Emo ritirarsi, lasciando il capitano Duodo ad incrociare in quei mari. Ricoverato a Trapani ebbe la sventura di vedere sotto i suoi occhi perire la grossa na- (1) Disp. 22 sett. (2) Disp. 17 nov.