340 vrano consesso. Le cause che venivano portate ai Consigli e Collegii in appello, erano poste in un ruolo e per anzianità di tempo si stabiliva dai Capi la giornata por la loro discussione ossia pel Pender. Distribuite ai giudici alcune carte a stampa contenenti i fatti semplici e le leggi, sopra le quali 1’ avvocato avea a piantare e provare il suo assunto, cominciavo il dibattimento, avendo ciascuna delle parti due avvocati a sua difesa, i quali vicendevolmente rispondevano al proprio avversario, ma parlando solo per un tempo determinato, segnato da un orologio a polvere, onde non avessero a dilunguarsi in ciarle inutili e in superflue digressioni. Esaurita la discussione, congedato il pubblico per solito assai numeroso, succedeva lo squitti-nio a voti secreti, in tre bossoli, 1’ uno bianco per la conferma o spaso di laudo della prima istanza, 1’ altro verde per la negativa o taglio di laudo, ed il rosso conteneva i non sinceri ossia dubbii, di chi non trovava nella causa tutta 1’ evidenza necessaria per venire ad una decisione. Se questi superavano, o se veniva definitivamente rifiutato il primo giudizio, si riproduceva la causa alla prima istanza, con giudici diversi, il che dicevasi tornar in pristino, per poi riportarla al tribunale superiore. Nuovi documenti potevano far risorgere la causa operando ciocche allor dicevasi il nuovo dedotto, ed una restituzione in intero. Gl’ impiegati superiori nei Consigli della Quarantia e nei Collegii erano un fiscale, un notajo e varii assistenti alla cancelleria, e i subalterni erano i fanti e comandadori. Mancando i Consiglieri all’ ufficio senza ragione giustificata, erano appuntati con diffalco del già tenue stipendio di quindici zecchini il mese, ma mettevano essi spontaneamente ogni impegno a mostrarsi esatti, incorruttibili, pel solo decoro del nome, ond’ erano generalmente stimati e rispettati, e da lontanissime parti i forestieri