198 di contrabbando, deliberò di avocarle a se, seguendo 1’ e-serapio degli altri Stati, ne’ quali esse erano appunto di spettanza del principe ; intendeva però, che alla compagnia fosse dato un equo compenso. Alle varie e sane ragioni con cui il cav. Tron appoggiava la proposizione, sorse oppositore veemente Giorgio Pisani avvocato al Criminale, dichiarando la proposta Tron offensiva alla Costituzione della Repubblica (era questa la prima volta che udivasi tale parola (1) ) ; non negava egli il diritto al Senato di appropriarsi le poste, ma sosteneva che nel-1’ assegnamento del compenso aveasi ad ascoltare la parte, che i • corrieri erano in giusto possesso del loro esercizio, che non potevasi quindi assegnar loro un dono o compenso, senza sottometterlo ai voti, che 1’ operare diversamente sarebbe un atto antipolitico, antieconomico, anticivile, antiforense, antirepubblicano. Era questo uno scandalo senza esempio ; il Tron non atterrito presentava al Senato il suo piano di riforma postale, lo scalpore sempre cresceva, si tenevano conventicole dirette da Candian Bollani, Marco Zorzi, Giorgio Pisani, Matteo Dandolo, uomini arditi, nemici de’ grandi, seguaci delle fazioni (3), allo scopo di far intromettere il decreto postale come lesivo ai diritti della Quarentia cui spettavano le elezioni a cariche ed offici popolari, ed intatti il 13 agosto 1774 ottennero un decreto che sospendeva intanto il precedente 30 luglio raccomandavalo a nuovi studii. Nel 1775 riproducevasi la questione. Pisani sosteneva sempre, la novazione proposta dal Senato nella nomina agli ufficii postali essere attentatoria agli ordini (1) Molin, Storia politica della Repubblica, dal 1761 al 1797. Codice > i co. Giustiniani.