440
fermezza il voler suo, e proibì di più discutere materia già decretata. Non bastò ad ogni modo la premura di Sua Maestà per divenirne al possesso ; mentre o per disuguaglianza di forze, o per tepidezza in chi le comandava, stettero oziose le truppe per tanto tempo, che diminuite da diserzioni, da malattie, e dalla piccola guerra di scaramuccie sempre sfortunate per gli Austriaci, mai poterono tentare azione, nè oltrepassare Veletri.
   Pressavano sempre più le cose in Germania per la Prussia, quando colse il momento il Re di Polonia di proponere un trattato di alleanza c<jm la Regina, promettendole appoggio di Sassoni appunto contro il Re di Prussia o nella Boemia, o in altro luogo.
    Stava a cuore, e infinitamente dispiaceva a tutta la Reale famiglia jti Sassonia di vedere inquietato il genero nel possedimento dei Regni delle Sicilie, onde è fama, che il primo articolo del breve trattato concluso con la Regina fosse : che dovesse seguire un armistizio fra Lei e la Corte di Napoli, ed ecco in tal modo compito, e sciolto quell’ accampamento così lungo et insistente per una operazione, nella quale tutti giudicavano un poco acerbo, e troppo an-tecipato il momento.
    Terminato anche questo impegnatissimo affare, non però rimase libero lo stato Ecclesiastico da stazione di milizia, che tanto lo afflisse da ogni lato, per il che il Pontefice fece varie volte nel tempo, che era in Vienna, portare dolenze alla Regina dal Cardinale Paolucci suo Nunzio.
    Mai furono ascoltate, mettendo in vista le necessità della guerra, e che altre armate nemiche a Lei dimoravano nelli territorj della Chiesa, lasciandosi cadere qualche cenno del minore disturbo, con cui erano dissimulate. Questi pensieri di parzialità accrescevano vie più le amarezze già intavolate fra le due Corti, delle quali non fo menzione, mentre nulla risguardano l’interesse dell’ Eccelentis-simo Senato.
   La Repubblica di Genova diede argomento in Vienna a varj discorsi relativi alle cose politiche e militari di quella Corte, che descrivo a VV. EE. L’ inviato Marchese Spinola colà Resjdente tenne meco lunghissimi ragionamenti, e voleva pure, che io le rispondessi : Che 1’ affare del Finale era un nuovo modo di dirigersi di alcuni Prencipi, li quali per accomodare sè stessi dispongono di cose altrui ; esempio non indifferente, nè a trascurarsi. Mai non sono uscito in minima cosa, che indicasse nè meraviglia, nè dispia-