VI FUORI COMBATTIMENTO Il 2 agosto con lo scoppio della “Leonardo da Vinci” a Taranto la flotta subiva il quarto disastro dopo quello dell’“Amalfi”, della “Garibaldi” e della “Benedetto Brin”, navi perdute senza battaglia. La nuova sciagura diffuse nella marina un amaro senso di disagio e motivò una inchiesta alla quale anche Cagni fu chiamato a collaborare. Fin dal maggio precedente egli era in assidua comunicazione col Duca e con Millo per le varie questioni di servizio. I tre marinai piemontesi, certamente i più arditi della marina italiana, lavoravano per coordinare le operazioni di guerra fra le tre basi di Taranto, Brindisi e Valona, scambiandosi lettere confidenziali con pareri e impressioni personali sull’andamento della guerra e sui rapporti con le autorità alleate. Era un vivace epistolario di circostanza rivelatore delle idee e del carattere di ciascuno dei corrispondenti, uguali nell’ardore di attività e nella fede. Il 6 maggio Millo avvertiva Cagni di aver fatto ritardare la partenza di un convoglio « con grande scandalo di tutti i logistici terrestri i quali preferiscono essere silurati in orario, anziché ritardare ». In giugno diede notizie sul siluramento subito dal piroscafo “ Umberto «Quando la nave si impennò, tutto, imbarcazioni, ecc., si rovesciò cadendo verso poppa dove c’erano i soldati ammucchiati, quindi figùrati che massacro! Poi dai fumaiuoli è uscito vapore ed acqua rovente addosso a quelli che erano in mare ». Scene bibliche. In luglio accennava alla perdita del sommergibile “Balilla”, che rimase a lungo misteriosa. I due amici si trattavano molto confidenzialmente, come se la parentesi della “San Giorgio” non fosse esistita mai, con frasi come questa di Millo a Cagni: « Sono trentotto anni che ci conosciamo e mi hai dato sempre del maleducato; perciò non mi formalizzo'se me ne continui a dare; tanto più che per inveire contro