350 la censura preventiva dei libri e delle stampe, e la concessione della relativa licenza da registrarsi poi dal Magistrato degli Esecutori contro la bestemmia, ma il tutto veniva regolato per modo da non portar nocumento al-1’ arte tipografica sempre protetta in Venezia fino dal suo primo apparire, e per la quale parecchii stampatori acquistarono celebrità e parecchie famiglie arricchirono (1), numerosissime essendo e ricercate per la nitidezza e la correzione le edizioni veneziane. Teneva poi la Repubblica due dottori, col titolo di Consultori, uno ecclesiastico e 1’ altro secolare consultati nelle differenze fra i pro-vedimenti religiosi e i politici, ed un ecclesiastico denominato Revisore dei Brevi incaricato di esaminare tutt’ i Brevi e le Bolle che venivano da Roma. Capo della gerarchia ecclesiastica in Venezia era il Patriarca, dignità a cui (soppressa da papa Nicolò V quella di Grado) pervenne per primo il vescovo, fino allora di Castello (2), Lorenzo Giustinian nel 1451. Era eletto dal Senato, confermato dal Pontefice ; e dal Senato altresì venivano per lo più conferiti i vescovati. Il clero di Venezia diviso in nove congregazioni sottostava ai pesi dello Stato, e perciò aveva un magistrato particolare col titolo di Sopraintendenti alle decime del Clero ; limitato più volte dal Senato nei suoi possedimenti, s’ eran fatte opportune leggi contro allo smisurato aumento delle sue ricchezze (20 sett. 1767, e 23 nov. 1775). Nè isfuggivano alle provvidenze del Governo gli ecclesiastici regolari, di cui numerosissimi erano in Venezia gli ordini e i monasterii. Assai benemeriti si resero i (1) G-li Aldi, i Baglioni, gli Albrizzi, i Comini, i Zatta, i Re-mondini ecc. I Baglioni ottennero anche la nobiltà veneta, gli Albrizzi eziandio la dignità di Procuratori di s. Marco. (2) Sestiere di Venezia così denominato.