47 zione. Formò quindi un grosso trinceramento, che coi sobborghi del Mandracchio e delle Castrate, assicurasse meglio i monti di Abramo e di s. Salvatore. Andrea Pisani fu nominato capitano generale in luogo del Delfino, e benché a principio esitasse considerando giustamente la gravità dell’ impresa, l’assunse finalmente, e trovava pronte alla sua obbedienza diciotto galere, due galeazze, ventisei altre navi e due brulotti, forze che in principio sarebbero state sufficienti per impedire all’ armata nemica lo sbarco, ma che troppo tardarono volendo attendere, come al solito, le ausiliarie. Intanto giungevano continue notizie, che nella Terraferma dell’ Epiro all’ incontro di Corfù si ammassavano in numero assai considerabile le soldatesche turche, e che già il capudan pascià con forte armata si era fatto vedere nel canale. Accorrevano i villici spaventati a rinchiudersi nella città, e generale era in questa lo sbigottimento, quando gli animi si rialzarono a migliori speranze per l’avviso che il principe Eugenio guidando una fiorita oste di Austriaci, era già penetrato nell’ Ungheria per combattervi il superbo nemico, e l’illustre suo nome e i veterani che conduceva davano diritto ad attendersene prosperi effetti. Fino dal primo cominciare della guerra contro i Veneziani, aveva il gran vezir mandato un muteferrica a Vienna dandone avviso con una lettera, alla quale rispose il principe Eugenio offerendo la sua mediazione, che dal Turco fu rifiutata. Allora conchiuso il trattato tra Venezia e l’imperatore, Eugenio scrisse al gran vezir domandando che la pace di Carlowitz fosse osservata, e un indennizzo fosse dato alla Repubblica dei danni a lei cagionati, lo che condusse naturalmente alla dichiarazione di guerra. Nel giugno del 1716, 1’ esercito che moveva alla volta di Belgrado, passò la Sava e incontrato un corpo nemico a