Ili IL SALUTO DI NANSEN Potè annotare un solo episodio interessante: la sera del 4 dicembre un vecchio mugik già soldato di Nicola I, era salito sul treno in una spersa stazione della landa col biglietto per la fermata successiva, spinto solo dalla voglia di vedere durante il tragitto il Principe italiano. « Lo dissi a Sua Altezza che si recò sulla piattaforma ove il vecchio con una cera assai felice venne a salutarlo. Chissà che cosa si immaginava di vedere in un Principe? Forse un baleno della sua gioventù, forse un ricordo di Crimea? Basta, mi pare che sia stato soddisfatto della sua visione, poiché quando il Principe se ne andò, continuò a guardarlo intensamente dal portello come volesse stamparsene profondamente l’impressione ». Arrivarono fino al Baical, il gran lago siberiano, corte-semente accolti dal governatore; quindi ripresero la via verso l’Europa con 240 di temperatura sotto zero all’esterno, modesto anticipo del freddo polare. I vetri del finestrino del treno si incrostarono di ghiaccio, come di una strana flora cristallina; seguendone gli arabeschi con lo sguardo distratto Cagni divagava nei suoi sogni d’amore e di gloria: « Stasera il mio pensiero si è portato dieci anni più in là: tu nel fiore della tua esistenza, io zoppicante verso la vecchiaia e una testa bionda fra noi, e fantasticavo che avrei potuto essere qualcosa e che tu avresti potuto essere fiera del tuo uomo. Oh, come vorrei salire per te! » Appena rientrati in Italia intensificarono i preparativi nell’assoluta riservatezza imposta dal Duca a tutti coloro che furono designati a partecipare all’impresa; niente fu concesso all’indiscrezione di giornali. Gli uomini prescelti furono, oltre Cagni, il tenente di vascello Francesco Que-rini, il capitano medico della marina Achille Cavalli Mo-