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      di generalissimo, e quasi tutto ciò non bastasse, costretto a ricevere gli ordini da Parigi, da ministri incapaci e presuntuosi, innalzati dal capriccio e dal favore del re, che nulla intendevano di cose militari.
         QT imperiali non potevano scendere nel Milanese senza attraversare il territorio de’ Veneziani (1) o de’ Gri-gioni; difficile questo e disastroso, opponenti i popoli, si determinarono al primo. Superate con mirabile ardimento le alpestri vie del Tirolo, pervennero per la valle Polesella nel Vicentino, e stendendosi nei piani del Veronese riuscivano alle spalle del nemico, che a questa subita impresa non si attendeva.
1701. Da quel momento gli eventi della guerra si presentavano sotto aspetto assai sfavorevole pei Francesi. Catinat avrebbe avuto uopo di forze doppie di quelle di Eugenio per potere contemporaneamente seguire i movimenti di questo verso al basso Adige, e guardare l’alto dello stesso fiume e le uscite del Tirolo, come sollecitavalo il principe di Vaudemont. Eugenio impadroni vasi nel giugno dei passi dell’ Adige a Castelbaldo, del Tartaro che comunica coll’ Adige pel Canalbianco a Canda, del Po a Ficaruolo da per tutto gettando ponti, e aprendosi largo campo di operare. Catinat fu allora costretto a ripiegare verso il basso Adige ed il Po alla volta di Legnago, Carpi ed Ostiglia. Ma Eugenio, passando ad un tratto il Canalbianco con quindici mila uomini, obbligò il nemico a ritirarsi sul Mincio, poi passato anche questo al di sotto di Peschiera, rendeva la condizione dei Francesi sempre più pericolosa.
          Il territorio veneziano sotto Verona trovavasi quindi
           (1)	Rimostranze della Repubblica alla Corte di Vienna 26 febbraio 1700 (L701), ed egualmente alla Francia, 30 marzo Corti.