324 a cambiarsi da aristo-democratico che era, in una specie di monarchia, nella quale però i Tribuni non rinunziando totalmente alla loro autorità, continuarono a reggere le isole, come governatori subalterni, dal loro mezzo togliendosi i consiglieri del doge, probabilmente due, della cui esistenza abbiamo nei documenti qualche indizio. Difficile però era da un canto che tutti alla nuova condizione si acquetassero, dall’ altro che il doge non tendesse ad uscire dai limiti che fin da principio furono imposti alla sua autorità, onde vennero fazioni e tumulti, a cessare i quali fu per qualche tempo necessario ridurre il governo nelle mani dei Maestri dei Militi ossia dei capitani delle truppe, fin da principio ordinate a modo 'bisan-tino in scholae o corporazioni, a difesa delle isole, e costituirsi quindi in un governo militare (737). Ma dopo cinque anni, per una reazione del potere civile, si rimise questo alla testa e fu di nuovo nominato un doge. Non tornava per altro ancora la quiete in un governo per sua natura incomposto, tra gente di tanto varia origine e d’indole violenta, e rinnovando spesso i dogi i loro tentativi di raggiungere, a modo degli altri principi confinanti, un’ autorità assoluta. Laonde parecchi venivano costretti a rinunziare o vi lasciavano la vita, ad ischivare il quale pericolo e ad avere valido appoggio nel suo divisamente, avvenne che uno di essi, Obelcrio, non abborrisse perfino dal ricorrere ad un principe forestiero, recandosi in persona a far omaggio al grande imperatore Carlomagno. Particolari viste e interessi di commercio e di politica dividevano già la nazione nelle due parti, greca e franca ; teneva generalmente per quella il popolo più ligio alle antiche tradizioni e alla abitudine de’ frequenti rapporti con Costantinopoli ; propendeva all’ altra la nobiltà od il patriarca, suddito originario di Carlo, in-