170 LIBRO XXVIII, CAPO XL. tempo di farvi entrare dei viveri e di porsi in grado di sostenere più lungamente le angustie di un nuovo assedio. CAPO XL. Congresso dei principi, per trattare di pace. Quanto amara riuscisse al papa Giulio cotesta sconfitta, è più facile immaginarlo che dirlo. Fece allora ogni sforzo per separare l’imperatore Massimiliano dalla lega col re di Francia; nel che aveva operoso ajulatore anche i! re di Spagna, il quale non cessava di rappresentare all’ imperatore di quanto interesse dovess-e essere alla casa d’ Austria 1’ abbassare la potenza dei francesi. Massimiliano si scosse a questa considerazione, e propose al re Luigi XII di acconsentire, che si aprisse un congresso, per trattarvi della pace. Alla quale proposizione non potè opporsi, perchè s’avvide, che avrebbe dato ai suoi nemici un pretesto per malignarlo, che il papa e il re di Spagna ne avrebbero usato per suscitare contro di lui la gelosia di lutti gli altri principi, e che forse l’imperatore, guadagnato dal denaro dei veneziani, si accomoderebbe col papa a suo discapito. Acconsenti adunque di entrare in conferenze: ne fu scelta per ciò la città di Mantova. Vi andarono i plenipolenziarii dell’imperatore, del re di Francia e del re di Spagna. Non volle il papa mandarvi i suoi nunzii, se prima il vescovo di Gurck, eh’ era il ministro imperiale, non fosse andato a Bologna a concertare seco lui le condizioni dell’accomodamento. Costui da principio ricusava dal dare al papa siffatta soddisfazione; ma istigatovi alfine dagli altri ambasciatori vi andò. Ove, appena giunto, diede un tristo saggio della sua arroganza e della fierezza del suo carattere. Imperciocché, incontratosi con Gerolamo Donà, ambasciatore veneziano presso la corte papale, lo guardò con occhio di sdegno e fieramente gli disse, maravigliar' si, che uno, il quale rappresentava i nemici del suo sovrano, avesse