t>54 LIBRO XXVI1I, CAPO LXXVIII. che i veneziani pagherebbero all’ imperatore, non era in compensa di somme molto maggiori, che Cesare dovea alla Francia, ma in aggiunta e degli altri centomila, che il re Francesco I di Francia, in vigore di questo trattalo, doveva ‘pagare all’ imperatore, e dei trecentomila, che l’imperatore stesso aveva avuto per 1’ addietro dal re di Francia. CAPO LXXVIII. Assedio di Verona. Ad onta di queste preparazioni alla pace, il senato di Venezia insisteva, perchè il generale Lautrec, tentasse una qualche impresa sopra Verona. Non si sapeva se T imperatore avrebbe accettato le condizioni propostegli dal trattalo di Noion, e d’altronde la somma fissala per riacquistarla era sì grave, che meglio avrebbesi voluto ottenerla colle armi. Aderì finalmente il generale francese alle istanze del senato, ed unì il suo esercito con quello della repubblica per accingersi, di concerto ad assediar quella piazza. I due eserciti passarono 1’ Adige separatamente, 1’ uno dalla parte superiore, 1’ altro dall’ inferiore della città, sopra ponti gettativi appositamente. Una batteria dei francesi fu piantata di rimpello alla porta santa Lucia, un’ altra con molti fanti tedeschi, al soldo dei veneziani, dinanzi alla porla di san Massimo, ■ per battere poi tutti, dice il » Guicciardini, ove il muro tra la cittadella e la città si viene a » congiungere col muro della terra, acciocché polendo in un tem-» po medesimo entrare nella cittadella e nella città, quei di dentro • avessero necessità di dividersi per rispetto del muro di mezzo in » due parti. • L’ esercito veneziano si trasferì all’ opposto lato della città a san Michele, tra il fiume e il canale, per battere la porla del Vescovo, giacché la città da quella parte era meno guardala e più debole. Le artiglierie francesi distrussero nei due primi giorni le