130 LIBRO XXVI, CAPO III. dominio veneziano, mentre ¡1 nemico cedeva la vittoria e con sollecita fuga aprivagli la strada agli acquisti; ed in fine, progredendo 1’ esercito coll’intiera cognizione dei sili e con occupare i posti più gelosi, dover giungere alle mura di Trento pria che nessuno si pensi di portarvi soccorso tra la confusione e la fuga dei popoli. Ed alle riflessioni del suo collega opponeva poscia il Marcello, che, sebbene la repubblica fosse stanca di guerreggiare, e fosse indebolita nel suo erario, il senato sarebbesi dato premura di raccogliere e denaro, e milizie, e provigioni, e munizioni, e condottieri, per non lasciarsi fuggire una si propizia occasione ài ingrandimento. S’acquietò il Pisani alle considerazioni del suo collega, ed entrambi abbandonarono alla prudenza del generale il piano delle operazioni militari da intraprendersi per la progettata conquista. Roberto allora bilanciò le proprie forze al paragone di quelle dei nemici, prese cognizione del paese, dei luoghi, delle fortezze, e risolse quindi, che stabilita per iscopo primario de’ suoi movimenti la città di Trento, non si lasciasse rimanere alle spalle verun castello, o fortezza. Perciò diresse i suoi primi passi ad espugnare la Pietra. A questo fine, gettò un ponte a Calliano, e raccolse le sue genti in una pianura, che dalle radici del monte si distende sino all’Adige per lo spazio di circa seicento passi. Mandò innanzi un grosso corpo di cavalleria a battere la strada e ad esplorare se tra i paesani vi fosse indizio di qualche apparato di reazione. La quale cavalleria, datasi al saccheggio dei luoghi, sparse in quegli abitatori sì grande spavento, che tutti, abbandonale le proprie case, corsero a cercare asilo in Trento. Questi, esagerando e i danni recati dalla cavalleria dei veneziani ed il numero delle truppe radunate ad eccidio delle loro contrade, indussero i trentini a spedire con sollecitudine messaggieri a Giorgio feudatario di Pielrapiana, castello alquanto di sopra di Trento, acciocché accorresse con armi e genti a difendere la loro città. Non tardò egli, se non ud inviare loro il desiderato soccorso,