464 Console del mare presidenti americani, Kasagama re del Toro, e Clemenceau, Lloyd George, Krassin, Barthou; cardinali, preti e frati come l’illustre padre Denza, padre Alfani, padre Semeria e monsignor Sincero e quel povero prete cattolico esiliato in Siberia che per concessione delle autorità zariste aveva celebrato una messa ad Arcangelo per l’equipaggio della " Stella Polare”, e l’anonimo prete di Fiuggi che egli aveva servito come chierico improvvisato. Certe figure appena intraviste in anni lontani come Giacomo Medici a cavallo con la spada del Re ai funerali di Vittorio Emanuele II, e nel- lo stesso corteo il decrepito generale Stefanelli che aveva combattuto agli ordini del grande Napoleone. Dal fondo degli anni gli riappariva quel giovane pescatore patagone che si chiamava Purissimo ed amava le canzoni siciliane dei marinai della “Pisani” spersi nel canale di Darwin, e quella magnifica figliola del generale Ventimilla che era salita a bordo impugnando ancora le armi con le quali aveva difeso il padre dai ribelli. Ecco l’aspra figura di Vittorio Bòttego sempre in moto fra gli accampamenti di Massaua, ecco il professor Galileo Ferraris che gli aveva insegnato i segreti degli strumenti scientifici, ecco quel solitario “mugik” che era montato in treno fra due deserte stazioni siberiane per vedere il Duca degli Abruzzi, ed il barbuto Trontheim fornitore dei cani per le slitte, ed il prepotente negro Ungalabè che con grida rauche stimolava gli stanchi portatori nella marcia forzata dal lago Victoria alle falde del Ruwenzori, ed il burbanzoso console Tilger che era venuto ad invocare sulla spiaggia africana la già deprecata occupazione di Tripoli. Ma ben altre figure erano rimaste impresse nella sua memoria: dall’aviatore Miraglia al venerando Grossich che correva a cercarlo per le vie di Fiume per alimentare la sua impavida speranza, e due coppie di forti marinai che lui aveva ben difeso contro nemici diversi: Rossetti e Pao-lucci, Zappi e Mariano, Italiani della sua tempra. Rimirava i paesaggi di tutte le terre che sotto cosi diversi cieli avevano ospitato lui adolescente allievo, giovane ufficiale, maturo comandante: gli atolli incantati della Polinesia, la vetta del Kanchenjunga apparsa scintillante come un diadema fra le nubi, la mole solitaria del Sant’Elia, i fradici sentieri delle arcane foreste del Ruwenzori flagellate dai fulmini. An-