364 LIBRO XXVIII, CAPO XII. cd inalberò la bandiera imperiale. Altrettanto fecero Cividale e Gradisca; sicché non rimasero ai veneziani in tutta quella estensione di provincia, che le due sole fortezze di Marano e di Osopo (1). In mezzo all’ universale defezione delle città italiane, che appartenevano alla repubblica, la sola Trevigi le rimase fedele, benché fosse stata abbandonata dai rettori e dal presidio per ordine del senato. Essa conservò sempre inalberale le insegue di san Marco : al che avevaia confortata l’ambasciatore del re di Ungheria nel suo passarvi per venire a Venezia. Ed a questa sua fedeltà ponendo mente il senato, mandò a presidiarla molte truppe veneziane e dalmatine, e con esse tutte le soldatesche ritornate dalle città della Romagna, dopo la loro resa al pontefice. Secondo la relazione invece di Luigi da Porto (2), pare piuttosto che Trevigi rimanesse alla repubblica per lo sollevamento, che contro i partigiani imperiali condotti da Leonardo Trissino, mosse un tal Marco calzolajo ; cui nominò il Darò Marco Caligaro, ignaro del significalo del vocabolo veneziano calegher, o caligaro. Al quale proposito giova sapere ciò che il summentovato scrittore contemporaneo ci tramandò. Leonardo Trissino, o, come altri Io chiamano, da Dressina, nobile vicentino, bandito dalla patria per un omicidio commesso, crasi ritirato in Germania. Dopo la rotta dell’ esercito veneziano a Giara d’Adda, costui s’era recalo a Trento ; ed udendo la rovinosa condizione degli affari della repubblica, sino a non esservi nemmeno chi occupasse le città, massime quelle che avrebbero dovuto toccare all’ imperatore ; egli, prima ancora che Massimiliano si movesse dalla Germania, assunse da sé stesso il carattere di commissario imperiale, e con sei uomini a cavallo ed un sessanta, circa, d’infanteria, partì alla volta di Vicenza e prese il possesso della città. Poi, accompagnalo da gentiluomini vicentini del parlilo imperiale, andò a Padova, dove i nobili similmente gli consegnarono la città. Ivi, senza verun mandato dell’imperatore, distribuì, a nome sempre di lui, diplomi, feudi, titoli, (0 Palladio, luog. cit. (2) r.clt. X1Y e scg.