SSO LIBRO XXVIII, CAPO LXXVI. avesse continuato con celerità le sue marcie, sarebbesi con tutta facilità impadronito della città c del territorio. Si avvicinò a Pizzi-ghellone, per passare l’Adda ; ma vi trovò opposizione. Salì allora alquanto di sopra e lo varcò a Rivolta. Di là mandò invito ai milanesi, acciocché gli si presentassero ad offerirgli le chiavi della città. Per buona ventura, gli svizzeri domandali dal Borbone arrivarono a tempo, ed uniti ad oltocenlo lancie e settemila fanti, che avevano seco loro il Borbone, il Triulzio e il Lautrec, poterono prepararsi a disputare a Massimiliano il possesso di Milano. Ma che ? Nel mentre, ch’egli stava per toccare la meta della sua impresa, gli mancò l’animo e la lasciò imperfetta. Si pose a considerare tra sé e sé, il suo esercito essere composto di gente, la cui fedeltà era animata dalla continuità della paga; la sua scarsezza di denaro essere nota da per tutto ; gli svizzeri avere tradito l’antico duca, benché senz’ alcun motivo di avversione, laddove, essendo naturali nemici della sua causa, era con più di ragione a temersi, che avrebbero tradito anche lui. Temè inoltre, che gli svizzeri, di cui era composta una metà del suo esercito, non si mettessero in accordo cogli svizzeri loro connazionali, venuti testé in sussidio della guarnigione di Milano, e quindi non si rifiutassero dal combattere, e forse anche non attentassero alla vita di lui. Tulle queste cose egli considerava ; nè poneva mente per lo contrario alla condizione del suo esercito, eh’ era il doppio del francese. In somma, tutto ad un tratto rinunziò a Milano e all’Italia. Cacciò in fretta i suoi svizzeri dentro a Lodi, ed egli coi suoi tedeschi passò l’Adda ed andò a chiudersi in Bergamo. Intanto i cantoni svizzeri, mal sofferendo, che i loro cittadini, agli stipendi! di due potenze nemiche, fossero in procinto di scannarsi tra loro, gli avevano rispettivamente richiamati in patria. Per la qual cosa crebbero vieppiù i timori di Massimiliano al pensare, che il passo dell’Adda più non era custodito, e che i francesi e i veneziani potevano da un istante all’ altro andargli addosso ed opprimerlo. Non ad altro pensò egli allora fuorché a salvarsi ; e si salvò a Trento,