12 UIÌRO XXV, CAPO IV. Dall’ altra bocca ilei Po entrarono Giovanni Manolesso e Cri-sloforo da Mula coll’ altro corpo di armata cd espugnarono il bastione di legno, chiamalo Piantamelon ed intieramente lo ruppero; Si die’ battaglia d’ appresso alla città di Adria, cd i nostri vi entrarono: appiccarono il fuoco ad alcune case e palazzi: vi sparsero in somma lo spavento per guisa, che non solo quei cittadini, ma eziandio tutte le terre circostanti si diedero alla repubblica. Altrettanto fece Ariano. Per decreto del Consiglio dei X furono largamente ricompensati con denaro que’ primi, che avevano piantato sui bastioni di tutti questi luoghi la bandiera di san Marco. Ottenuti i quali luoghi, i veneziani passarono innanzi sino a Comacchio, di cui s’impadronirono senza opposizione, perchè i comacchicsi, temendo 1’ eccidio della loro patria, si diedero loro prontamente. Contentaronsi di predare quattrocento bovi nel bosco Eliseo, a Filo, a Codigoro e ad Ostellalo. Similmente dalla parte di Romagna si mosse il Malatesta ed investi Ragnacavallo, ma gli abitatori di quel castello si difesero valorosamente; c sebbène foss’egli giunto ad impadronirsi del ponte di una porla, tuttavia lo poterono scacciare. Egli tentò dipoi Traversara; ma Pasquale d’Arezzo, che custodiva quel luogo con una squadra di fiorentini, Io respinse. Assali egli allora Fusignano; inutilmente però, perchè Tcofilo Calcagnino, padrone del luogo, lo mise in rolla. Altrettanto gli avvenne a Lugo ; cosicché devastali soltanto i contorni di quelle terre, se ne parti. Roberto da Sansevcrino intanto, passata la Fassinala sulla riva del Po, assali la rocca di Melara e la prese : poscia fece altrettanto di Breganlino e dei luoghi vicini: e finalmente si avanzò alla torre di Castclnuovo, poco lungi da Massasuperiorc. Cristoforo da Mon-lecchio, uftizialc dei milanesi, che v’ era dentro con pochi uomini di fanteria, sostenne per otto giorni le bombarde dei veneziani e in varie sortite ne uccise alquanti ; ma poi, privo di munizioni e di ajuli, si rese a buone condizioni di gufrra, e ritornò a Ferrara. Allora il campo veneto fu piantato a Caslelnuovo, donde polevansi