anno 1509. 323 quali dichiarazioni rispose il doge, la repubblica di Venezia non avere giammai mancalo di fede a chicchessia, posseder ella legittimamente tuttociò che aveva, essere pronta a sostenere colle armi ogni suo diritto, affidata intieramente alla protezione di Dio, il quale proteggerà la causa della giustizia e farà trionfare le ragioni di una nazione, che ha fallo in ogni tempo i più generosi sacrifizii per deprimere 1’ audacia dei popoli infedeli e per patrocinare la gloria della Chiesa e della religione. Queste, a un bel circa, furono le cose, che in quel colloquio disse 1’ araldo Mongioia al doge Leonardo Loredan, e che il doge rispose all’ araldo. Le parole proferite dall’ uno e dall’altro si pretesero di ripetere nelle loro storie il Mocenigo, il B^mbo, il Guicciardini, Luigi da Porlo, il Giustiniani, il Dubos, ed altri. Ma poiché ciascuno le recò notevolmente diverse, convien supporle immaginale da loro ; nella sostanza per altro vanno tutti dJ accordo. Nè meno autentiche si possono reputare quelle di risposta del doge al Mongioia, portate dal Darò, senz’avere prima recato il discorso dell’ araldo, la cui forinola anzi dichiarò di non voler riferire. Egli, nella malignità del suo stile, v’ introdusse la sola risposta del doge per aver occasione di calunniare insidiosamente la repubblica, ponendo sulla bocca del suo principe parole ingiuriose al romano pontefice e al clero : cosa che non ha punto di probabilità, particolarmente in una pubblica e solenne comparsa, e alla presenza dell’inviato di un allro sovrano. Ho voluto notare qui una tal circostanza acciocché sempre più si conosca, oltreché 1’ ignoranza del Darù in fatto di storia veneziana, anche la sua mala fede nel-l’esporne gli avvenimenti. CAPO VII. Preparamenti d’ambe le parli per questa guerra. Dichiarala la guerra dal re Luigi XII, principale fautore della lega ed il più acerrimo nemico dei veneziani, e riusciti vani i