ANNO 1509. 385 CAPO XVII. / veneziani ricuperano la città di Padova e la fortezza di Legnago. » L’inutilità del tentativo di staccare dalla lega l’imperatore Massimiliano ; l’inutilità anzi della missione affidata all’ ambasciatore inviatogli, fece entrare in gravi e serie considerazioni il senato, e nuovo coraggio gl’ infuse a riputare sorto 1’ istante di accingersi a riaversi da tante perdite. Si presentò al primo sguardo dei senatori il riacquisto di Padova, il quale consideravano siccome il primo passo, che al riacquisto condurrebbe di molte altre città. Padova era allora sprovveduta di conveniente presidio : v’ era governatore quel Leonardo da Dressina, che, senza mandato del-l’impei-atore, gli e l’aveva ricuperata. Non aveva seco che ottocento uomini ; e sebbene, per cattivarsi 1’ animo dei cittadini, avess’egli distribuito loro alquanti de’beni, che appartenevano a gentiluomini veneziani, pure la popolazione era a favore della repubblica; siccome lo era eziandio la maggior parte del circostante contado, perciocché le frequenti violenze dei gentiluomini padovani sopra la plebe, facevano ricordare e desiderare altresì la moderazione del veneziano governo. Dopo di avere lungamente discusso intorno a questo progetto, d senato ne affidò alla fine l’incarico al provveditore Andrea Grilli : ed il piano dell’ impresa fu disposto così, che egli, con quattro-cento uomini d’arme, e tremila fanti ( altri dissero cinque mila ) e due mila cavalleggieri albanesi, andasse a Noale, ed accompagnato da moltissimi contadini, i quali gli si sarebbero associati, si dirigesse verso Padova per assaltare la porta di Codalunga : ed intanto, due mila contadini con trecento fanli ed alquanti cavalli, andassero ad assalire il Portello, eh’è dall’altro lato orientale della città, onde spargere con ciò lo spavento c la confusione negli voi. vii. k9